INTRODUZIONE
Nell'attuale panorama concertistico è certamente singolare il frutto nato dal legame che ha unito Roland Dyens alla chitarra, strumento attraverso cui il maestro ha saputo distinguersi come raffinato esecutore, ricercato arrangiatore e prolifico compositore. Figura eclettica e poliedrica è riuscito ad affermarsi nel tempo con autorevolezza ed originalità, proponendo uno stile personale, audace e sperimentale, ma che mantiene però forti legami con il passato.
La caratteristica che emerge maggiormente dal suo lavoro, e che potremmo definire come minimo comune denominatore di tutta la sua opera, è la forte contaminazione che, attingendo alle esperienze più varie del mondo musicale, accende le sue pagine di una straordinaria gamma di colori e sfumature. Ascoltando la musica di Dyens si può percepire il pianoforte di Chopin alternarsi ad un percussivo basso funky, si può passare da una sontuosa sala da concerto di inizio Ottocento ad un buio Jazz Club anni '30, si può intraprendere un percorso che dall'Europa porta all'Africa e prosegue per le due Americhe.
di Marco Corsi
In ambito esecutivo emerge una ricerca quasi maniacale delle possibilità timbriche ed espressive dello strumento e una volontà di dar carattere e importanza a ogni singola nota pizzicata, cosa, questa, che lo collega a quel chitarrismo intenso di alcuni grandi interpreti del Novecento come Segovia e Bream.
Proprio da questo aspetto nasce il titolo “Pittura a sei corde”, ossia dall’arte affinata da Dyens nel saper dosare e miscelare una vasta gamma di colori e sfumature che si concretizzano poi in un opera ricca di particolari e dettagli.
Come già accennato, nella propria musica Dyens lascia trapelare una certa predilezione per “ciò che è stato”, palese sia nella scelta dei soggetti per le trascrizioni (come le 26 Chansons Francaises o gli standard jazz, swing e bebop contenuti nell’antologia Night & Day), sia nelle varie “imitazioni” stilistiche di forme desuete (come nel caso del Tango en skäi, brano che lo ha reso famoso al grande pubblico, e del Valse en skäi); ma allo stesso tempo mostra una forte determinazione a conferire nuova vita a queste idee attraverso la ricerca di un linguaggio moderno e universale che, mescolando presente e passato, ci offre un’inedita prospettiva per il futuro.
Questo idioma è ancora più evidente nelle opere meno vincolate a tali ispirazioni, che risultano ricche di echi sfuggenti e sperimentazioni, meditative e impulsive, frenetiche e passionali, elegantemente accattivanti.
Tutti gli elementi che caratterizzano la sua musica si ritrovano poi minuziosamente riportati nelle pagine delle partiture, attraverso una scrittura ricca di indicazioni e simboli (riguardanti agogica, dinamica, timbro, espressione, effetti, controllo della durata dei suoni, ecc.) che fornisce ogni mezzo necessario per ricreare il pensiero musicale dell’autore così come è stata concepito, senza lasciare nulla al caso.
Quello di Roland Dyens è un nome inscindibilmente legato ad un “suono”, che chiaramente si distingue nello sconfinato odierno universo delle sei corde.
Le citazioni e il materiale trattato nelle seguenti pagine sono stati ricavati principalmente da un’intervista realizzata via e-mail, gentilmente concessami dal maestro nel gennaio 2012.