di Cristiano Poli Cappelli
Il titolo di questo Cd potrebbe far cadere il giovane - e sprovveduto - allievo nell’inganno: ovviamente Johann Sebastian Bach non ha scritto nulla per il nostro strumento.
Sta di fatto che la pratica di eseguire la sua musica per liuto - peraltro ci troviamo di fronte a molti dubbi circa l’originale destinazione di alcune delle opere per liuto - è un prassi già che consolidata: da decenni non c’è chitarrista che si rispetti che non si sia cimentato e che non si cimenti con le musiche di Bach.
Gli atteggiamenti verso la musica del compositore tedesco sono tra i più schizofrenici e schizofrenizzanti. Guelfi e Ghibellini, a confronto, erano compagni d’asilo che discutevano della merenda.
Chi è portato ad avere un carattere intransigente riterrà che ogni opera di trascrizione risulti essere un’inaccettabile violazione di opere intoccabili, dotate di una verginità divina ed inviolabili; c’è, all’estremo opposto, chi è pronto a giurare che sia assolutamente legittimo ogni tipo di trascrizione, anche di quelle che prevedono modifiche decisamente arbitrarie, sulla falsa
riga di James Last o Richard Clayderman.
Tra questi due abissi c’è tutta una tavolozza di opinioni meno estreme e, tutto, sommato, generalmente più assennate. Difficile, onestamente, schierarsi: non per timore di sbagliare - sfido chiunque ad ergersi a giudice autorevole su certe dispute - ma, più che altro, perché il rapporto con la musica non è, per sua natura, oggettivo, ma mutevole nel tempo, nello spazio e, già nel breve arco di una vita, ci troviamo a cambiare opinione.
Io che, per indole, credo di avere una mente fin troppo aperta, ho accolto con molto interesse questo lavoro di Attademo su Bach che segue a distanza di qualche anno la sua bellissima incisione delle Suites per liuto.
Non che serva una mente particolarmente progressista per apprezzare questo splendido CD. Mi ha incuriosito, più che altro, il titolo di questo lavoro: Guitar Music.
Mi diverte molto immaginare quale sia il percorso mentale che conduce alla scelta di un titolo o di un programma.
In questo caso, non avendo Bach scritto per chitarra, ho immaginato quale fosse il movente di Luigi Attademo e, in effetti, ne ho trovato conferma nelle note di copertina.
L’approccio mentale è stato molto semplice: Bach non era nuovo al fatto di trascrivere le sue opere per gli strumenti affini e non solo. In un certo senso possiamo dire che - volendo spingere sull’acceleratore filologico - che lo stesso Bach ci autorizzi ad un approccio trascrittivo della sua musica, ci autorizzi a pensare che, se avesse avuto tra le mani una fantastica Ramirez, avrebbe scritto, e trascritto, per chitarra. L’idea mi piace perché mi conduce verso un campo d’azione musicale meno intellettualoide, meno rigido e più light: forse quello di cui abbiamo bisogno.
Il Cd è bellissimo e spazia da capolavori ipertrascritti - per l’appunto - come la Ciaccona della Partita per Violino n. 2, ad opere la cui esecuzione sulla chitarra è certamente più rara ma non per questo meno riuscita.
Le trascrizioni sono tutte dello stesso Attademo con l’unica eccezione del Chorale-Prelude “Jesu bleibet meine Freude” BWV147 trascritto da David Russell.
Dopo l’ascolto del Preludio della prima suite per Violoncello BWV 1007, uno dei brani che mi hanno fatto innamorare della chitarra, ho capito che mi trovavo di fronte ad lavoro molto particolare, di grande coraggio.
Il solito, rigido, anoressico approccio a Bach, cede il passo ad una lettura umana, quasi romantica che ritroviamo in tutto il cd: una lettura assolutamente riuscita, per nulla fuori luogo ma che, al contrario e finalmente, ci restituisce un’empatia ed un’emotività delle vicende umane che, probabilmente, apparteneva allo stesso austero Bach.
Le stesse considerazioni potrei fare per l’Aria sulla quarta corda della Suite n. 3 BWV1068 o, ancora per il Largo dal Concerto per Clavicembalo BWV 1056 in cui Attademo, forse il mio preferito del CD, con questo basso misterioso ed equilibrato e questo grande senso del legato e della cantabilità che Attademo ha da vendere.
Troviamo nel Cd anche opere celebri, trascritte spessissimo, grazie anche alle famose incisioni segoviane, come la stessa Ciaccona, la Gavotte della suite BWV1012 e la Gavotte en Rondeau della suite BWV 1001. Le esecuzioni sono eseguite con piglio e con personalità senza alcuna influenze delle incisioni segoviane: in particolare la Ciaccona ha dei tratti molto personali. Letture molto introspettive e romantiche, quasi dai tratti drammatici per la Siciliana BWV 1001 e per il Siciliano dalla Sonata per Flauto BWV1031.
Chiude il cd la stupenda e rodata trascrizione del Chorale-Prelude BWV147, in cui Attademo riprende le redini del rigore e dell’austerità come a ricordarci che esiste qualcosa di superiore alle nostre filosofie, alle nostre opinabilità, alle nostre crisi interpretative.
Attademo si è voluto rendere interprete di qualcosa a cui abbiamo finito col riconoscere un valore metafisico e mistico, di una musica scritta da colui che è riuscito ad avvicinarsi ad un mondo non mortale.
Nel regalarci questa interpretazione lo ha fatto parlando il nostro linguaggio umano, fatto di sentimenti e di poesia ma, nel suo saluto finale, rimette le cose in chiaro, ristabilisce la Verità e ci ricorda che non siamo ancora pronti per quel tipo di conoscenza.
Cristiano Poli Cappelli