
di Cristiano Poli Cappelli
Niccolò Paganini, chi era costui?
La quasi totalità di chi ascolta musica non può che accostare questo nome al violino oltre che, ovviamente, alle entità mefistofeliche con cui si pensava che fosse in contatto.
La sua musica, soprattutto quella scritta per violino è dotata di un certo apparato di caratteristiche che la rendono estremamente riconoscibile.
Paganini non lesinava di certo su scale, veloci tratti virtuosistici, passaggi per ottave e note doppie che venivano spesso e volentieri collocate su contesti armonici di tonalità maggiore.
Oltre ad essere un grande e celebre violinista fu egli stesso un ottimo chitarrista e scrisse una notevole quantità di opere per chitarra.


Questo CD contiene una selezione di queste opere del compositore genovese.
Va detto, per essere più rigorosi, che la maggior parte delle opere scritte per chitarra e, comunque, le più rilevanti, vengono scritte nei primi anni dell’800 e quindi in giovanissima età: in un periodo in cui la chitarra attraversava, come è ben noto, un momento molto positivo e di grande popolarità, che svanirà già dopo la metà del secolo.
In questo periodo probabilmente lo stesso Paganini aspirava a diventare un chitarrista virtuoso almeno quanto con il violino che, di fatto, lo assorbì quasi del tutto.
La chitarra restò, tuttavia, una compagna inseparabile per tutta la sua vita e venne spesso da Paganini suonata in situazioni più intime e venne utilizzata come ausilio per comporre opere per uno strumento solistico ed orchestra.
Le opere contenute in questo CD ci danno un quadro molto completo della mole delle composizioni paganiniane per chitarra e…non solo. Vi troviamo anche delle intrusioni: delle trascrizioni di 3 capricci scritti per violino.

La ricetta mi sembra molto chiara: un chitarrista di livello assoluto, Gianpaolo Bandini; una chitarra del grande liutaio Gennaro Fabbricatore, appartenuta allo stesso Paganini; una raccolta di opere scelte.
Il risultato è eccezionale. Devo ammettere che sono rimasto sorpreso dal suono della chitarra, davvero incredibile.
Ora, non c’è cosa più odiosa che affermare, di fronte ad un chitarrista del livello di Gianpaolo Bandini, che una “certa” chitarra abbia un bel suono. Sappiamo bene - dovremmo saperlo - che è il chitarrista a fare, in senso letterale, un suono, il suo suono.
Ho avuto la fortuna di ascoltare Bandini più volte in concerto e su cd. L’impatto è sempre stato il medesimo: quello con un musicista straordinario che presenta all’ascoltatore un mondo musicale di portata monumentale. Gianpaolo alterna momenti virtuosistici quasi fragorosi con attimi di dolcezza assoluti, con una grande ricchezza timbrica, dinamica, una preparazione musicale invidiabile: ha tutto quello che hanno i grandi musicisti.
Tornando alla chitarra: si tratta di uno strumento che Fabbricatore costruisce nel 1826 e che appartenne a Paganini. Lo strumento riesce a servire perfettamente allo scopo di Bandini perché ha dinamica, dolcezza e versatilità timbrica, tanto da sembrare quasi uno strumento moderno.
La musica non è da meno. Ci troviamo di fronte a composizioni davvero interessanti che, come dicevo, per molti aspetti presentano caratteristiche simili a quelle per violino. Non è un caso che il CD si apra, non con un’opera originale, ma proprio con una trascrizione di un capriccio per violino (Op. 1 n. 24).
Sembra quasi che Bandini abbia voluto presentare le opere chitarristiche mostrandoci prima alcuni tratti comuni con quelle scritte per violino, in particolare con uno dei capricci più famosi. L’idea è di mostrare che non esista quasi soluzione di continuità tra l’opera per violino e quella per chitarra, a volte sottovalutata, ingiustamente.
Ingiustamente perché Ghiribizzi e Sonate ci mostrano un Paganini in una dimensione più intima e tranquilla, che non definirei malinconica, ma sicuramente rilassata e meno “dimostrativa”. La lettura di Bandini mi ha colpito molto per la sua totale versatilità: ci mostra una delicatezza interpretativa notevole che solo in pochi riescono a mostrare in brani che non presenta per lui la minima difficoltà tecnica. Penso ai Ghiribizzi n. 12, n. 18, n. 37, tra i miei preferiti.
Ovviamente sono presenti alcune sonate M.S. 84 e la Sonata M.S. 87 dalla strutta più articolata e suddivisa in due movimenti.
Anche qui Bandini dà prova di grande bravura e di una facilità tecnica invidiabile che non scopriamo certamente oggi.
Queste sonate hanno una struttura “binaria” nel senso che sono, come leggiamo anche nell’interessante libretto, dei dittici in cui il primo tempo è sempre un minuetto ed il secondo è spesso un valtz o un rondò o altro.
L’unica vera sonata di tipo bitematico è proprio la Sonatina n. 4 (M.S. 85), in Do maggiore, caratterizzata dal fatto di essere il brano tra quelli presenti nel CD, più lungo, grazie al lunghissimo sviluppo. Vi troviamo veloci arpeggi e soluzioni molto interessanti, passaggi quasi malinconici che Bandini legge con notevole sensibilità.
Cristiano Poli Cappelli
