Il CD del mese

Novità discografiche


ANIELLO DESIDERIO

Nocturnal

Musiche di Britten, Falla, Rodrigo, Schmitz, Gilardino


Quando Schopenauer affermava che “la vita e i sogni sono pagine di uno stesso libro”, intendeva dire che, in effetti, tra la vita cosciente e il mondo onirico, il confine è molto labile. E, in effetti, quale essere umano, almeno una volta nella vita, non ha dubitato di vivere un illusorio sogno perpetuo?


In effetti, è proprio questa la sensazione che si prova all’ascolto dell’ultima fatica discografica di Aniello Desiderio, il grande virtuoso partenopeo che firma per l’etichetta discografica tedesca Accelerando Musicproduktion il suo ultimo cd intitolato NOCTURNAL.


Qui, attraverso composizioni ispirate alla notte e al suo potere evocativo, tramite un uso ricchissimo e personale di timbri e dinamiche, si dà voce a una riflessione profonda, meditativa a tratti, sulla realtà tangibile nell’attimo del sogno, quando l’alternarsi del sonno e della veglia appanna le forze della ragione e si sperimenta quel sentimento inafferrabile e misterioso di una vita ‘diminuita’, ‘ridotta’, di una ‘morte in vita’. ‘Notturno’ quindi come atmosfera, come stato d’animo, come clima espressivo, che attraversa i capisaldi del Novecento storico presenti in questa impegnativa proposta di Desiderio, affiancati dal contributo di due compositori contemporanei.

di Paola Troncone

Nel 1964, Julian Bream, dedicatario del brano, eseguì per la prima volta il Nocturnal (1963) alla Jubilee Hall, la storica sede del Festival di Aldeburgh sulle coste del Suffolk.


A quell’epoca, il suo fondatore Benjamin Britten (1913-1976), pianista e direttore d’orchestra, era già da tempo considerato il più grande compositore inglese dopo Henry Purcell. Non possiamo immaginare cosa precisamente spinse il musicista cinquantenne, dall’aspetto british e altoborghese, a comporre, dopo avere sperimentato sul fronte operistico la fase impressionistica e neoromantica, per la chitarra se non il suo eclettismo.


L’interpretazione magistrale di Aniello Desiderio, ricca di riflessioni autonome e soluzioni tecniche personali lontane dai luoghi comuni, ci trascina nell’incantamento del song di J. Dowland Come heavy sleep, in cui l’inquietante ravvicinanza tra Hypnos - il sonno - e Tanathos - la morte -, che si distinguono solo per la loro durata, pervade le otto variazioni che lo compongono.


Ognuna di esse, pur sussistendo come ‘monade’ nella propria individualità, al contempo, comunica con le altre fino a sciogliere la tensione variamente accumulata (tra ritmi agitati di terzine e velocissimi ribattuti preceduti da suoni armonici in arpeggio, tra l’alternanza del dialogo polifonico del motivo tematico e la frammentazione dello stesso) nell’austera Passacaglia finale, il cui ostinato reiterato irrefrenabilmente e mescolato a un’interrotta e demoniaca sequenza accordale, dissolve magicamente nella dolcezza divina della canzone di Dowland.

Questa atmosfera non è solo notte, ma è una notte con i sogni che a volte si traducono in incubi, dove la realtà è ovattata, distante e rarefatta in un flusso continuo tra sogno e pensiero notturno, in cui il primo è oggetto di un’emozione: qui si sogna ricordandone i contenuti pure quando il sonno non c’è più, permanendo nel ‘risveglio’ della notte.


Ciò che colpisce è la fisicità dell’esecuzione, mai evasiva nelle articolazioni scelte e dunque capace di fissare nitidamente la riflessione dell’artista, al punto da creare un’immedesimazione totale tra l’interprete e il compositore e viceversa, al punto di stentare a capire dove c’è Britten, dove c’è Dowland e dove c’è Desiderio.



La dimensione lirica ed emotiva di Aniello Desiderio colora e investe in maniera sincera tutti i brani presenti nel cd, dagli accenti tenebristi dell’Homenaje pour le Tombeau de Debussy (1920) di M. de Falla (1876 -1946), ai toni scuri dal carattere rapsodico e frammentario dell’Invocación y Danza (1962) di J.Rodrigo (1901-1999).


Se nell’uno, l’alleanza tra il dolore della perdita e la raffinatezza della musica trovano una sintesi perfetta in quell’inciso iniziale ripetuto e ripetuto ancora come una sorta di interrogativo assillante a metà strada tra la memoria del passato (cante jondo) e il ricordo del presente (La soireé dans Grenade), in Rodrigo l’omaggio a Falla si rivela fin dalle prime battute con la breve citazione di Le Tombeau, cui seguono altre, tratte da El Amor brujo.


La tragicità di entrambi i brani ci arriva dalla lettura che ne fa l’interprete, mesta e dolorosa, scandita dalle ripetizioni ossessive di piccole frasi, di armonici a campana sulle corde a vuoto, di arpeggi in tremolo che ci trasmettono l’inequivocabile messaggio per cui tanto maggiore è la mestizia di un brano musicale, tanto più è forte la sua inclinazione metamusicale.


Il Rondeau Wie die Nacht űbers Land kommt, dedicato a Desiderio dal compositore tedesco Georg Schimtz, classe 1958, si ispira al romanzo Das Wiesenhaus (La casa sul prato) di Christoph Schmitz, e

si articola in sei sezioni, in cui all’esposizione del delicato tema iniziale seguono episodi che attraverso un elaborato fraseggio cromatico dilatano la tonalità, senza tuttavia mai oltrepassarla. L’inventiva armonica e melodica rievoca all’ascolto la magia di suoni notturni espressi nella loro completezza dalla ricca gamma timbrica posseduta dall’interprete, concludendosi con un notturno in Fa maggiore che rende omaggio alla notte.


Di ‘tenebrismo’ è piena la musica di Angelo Gilardino, di cui il cd ci presenta quattro degli Studi di Virtuosità e Trascendenza (1982). Negli studi n. 4 (Elegia di marzo), n. 18 (El Rosario. Omaggio a Manuel de Falla) e n. 19 (Jondo. Omaggio a Joaquin Turina), la musica parla di musica e di niente altro e questo è il dramma intimo dell’eloquenza stessa dell’arte musicale che viene recepita con una lucidità di pensiero limpida e cristallina, così come ce lo trasmette il suono dell’interprete.


Quanto allo studio n. 23, si tratta di un omaggio a Juan de la Cruz, poeta e fondatore dell’ordine dei Carmelitani. La Noche oscura (titolo dello studio) che genera oscuri pensieri in cui la lamentazione del mistico che ancora non ha incontrato l’Amore di Dio, viene rappresentata dal ripetersi costante di quella croma in levare, che trasfigura nell’inquietudine vorticosa del rapidissimo arpeggio nel registro grave.


Desiderio, da brillantissimo virtuoso quale è, si muove perfettamente a suo agio anche in questo lavoro di notturna intimità. Nelle opere eseguite in questa affascinante registrazione il ‘respiro’ dei compositori si coniuga con quello dell’interprete, ma consentendo proprio per questo all’ascoltatore di non dimenticare l’autore riconoscendolo attraverso l’emozione ri-creatrice dell’interprete.


P. T.