Il CD del mese

Novità discografiche

Wenzeslaus Matiegka:

Complete Music for Solo Guitar

Giulio Tampalini, chitarra


7 CD

Brilliant Classics

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di Cristiano Poli Cappelli

Negli ultimi anni si sono susseguite interessanti produzioni discografiche, volte sempre più ad approfondire e trattare autori o “argomenti” musicali ben definiti e, ad ogni modo, sempre più delineati. Il XXI secolo dell’industria discografica classica è il secolo delle monografie, dal livello interpretativo più o meno elevato.


Queste scelte monografiche, va detto,  forniscono un accesso estremamente facilitato alle opere degli autori che hanno scritto per chitarra, per ensemble o per altri strumenti, accesso che, fino a 15 o 20 anni fa, richiedeva molto più impegno, ricerca e pazienza.


In alcuni casi, queste registrazioni monografiche si rivelano di notevole interesse ed efficacia, unendo la musicalità e la maestria tecnica dell’interprete all’importanza del repertorio scelto ed alla sua rilevanza storica.


In casi ancora più rari, ed è il caso del cofanetto che sto recensendo ed ascoltando, ci troviamo di fronte ad un’opera unica: sulla qualità dell’interprete abbiamo ben poco da dire. Giulio Tampalini ci ha abituato ad ascoltare, dal vivo e in sede di incisione discografica, interpretazioni di altissimo livello: anche in questo caso non delude le aspettative. La grande sfida, in questo caso, era quella di cercare di rendere fruibile e piacevole una mole di musica notevole, poco nota anche agli addetti ai lavori, musica che, come vedremo, meritava di essere riscoperta.

I brani contenuti in questo cofanetto sono tutte le opere scritte da Wenzeslaus Thomas Matiegka, molte delle quali incise per la prima volta. Matiegka è un importante autore, vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800, e la cui produzione musicale riveste ancora oggi notevole importanza anche se la sua fama, in vita, a Vienna, viene offuscata dall’enorme successo riscosso Mauro Giuliani nello stesso periodo. Matiegka viene considerato uno dei chitarristi compositori più importanti della capitale asburgica e le sue opere hanno un carattere ed una personalità che le rendono riconoscibili da quelle di suoi contemporanei, come da quelle dello stesso Giuliani o Sor.


Dopo aver svolto gli studi in giurisprudenza in Boemia, dove, allo studio della legge affianca quello del violino, del violoncello e del basso continuo, andrà a vivere in Austria nel 1800 e vi resterà fino alla sua morte, avvenuta nel 1830. Nel periodo viennese svolge dapprima un’apprezzata attività come insegnante di pianoforte e solo in un secondo momento si interessa alla chitarra divenendo ben presto, come detto, uno dei principali esponenti della scuola chitarristica viennese. Un suo indubbio ed importante merito, assieme ad altri autori contemporanei come Molitor e Diabelli, è senz’altro quello di portare una personale idea di classicismo nelle opere per chitarra.


Nonostante ciò, in vita, viene considerato un compositore minore. Sarà soprattutto dopo la sua morte che il suo nome comincerà ad avere una certa risonanza, in particolare dopo il ritrovamento del suo Notturno op. 21 per flauto, viola e chitarra. Verrà dimostrato dal chitarrista danese Torwald Rischel che il Quartetto D96 di Schubert non è altro che una trascrizione di questo Notturno di Matiegka: chiara dimostrazione della buona considerazione che l’autore aveva tra i compositori dell’epoca.  


Matiegka scrive diverse opere per chitarra sola e opere da camera con chitarra. Tra le più interessanti per chitarra sola possiamo senz’altro annoverare le sonate, forma musicale che Matiegka dimostra di padroneggiare con grande destrezza ed i temi con variazioni, forma che sceglie con una certa frequenza, anche nelle opere “didattiche” come i Pièces Progressives. Il compositore si destreggia con arte e gusto musicale in tutte le forme da lui utilizzate per esprimersi.



Il cofanetto registrato da Giulio Tampalini si apre proprio con una sonata: la Sonata op. 23, in si minore, opera che sembra basarsi o, quanto meno, utilizzare molto materiale tratto da un’opera di Haydn: la Sonata in Si minore Hoboken XVI:32.  In particolare i primi due movimenti sono quelli nei quali viene utilizzata la maggior parte di materiale “compositivo” dalla sonata di Haydn, soprattuto dal Finale e dal secondo movimento. Il terzo movimento è, invece, del tutto opera della creatività di Matiegka.  


In questa mole di opere - stiamo parlando di un cofanetto di 7 Cd - il nostro Giulio Tampalini si dimostra a suo totale agio, tecnico ed interpretativo. Il suo suono brillante, energico ed espressivo è il suono ideale per interpretare opere come queste, che Tampalini legge con una brillantezza ed una leggerezza che fanno passare un messaggio solare e di grande creatività, proprio come solare e creativa e versatile è la musica di Matiegka,


A mio parere sono di notevole interesse anche le opere che possiamo definire didattiche o, ad ogni modo, che possiamo considerare rivolte a giovani musicisti, come i 24 Pièces Progressives, che possono effettivamente rappresentare un elemento di varietà nel repertorio di studio dei giovani chitarristi, abituati a cimentarsi con le stesse opere didattiche da diversi decenni.  

Tra i Pièces troviamo piccoli ed interessanti composizioni, di caratteri diversi. Cito per brevità l’Andante n.3, quasi un tema con variazioni, forma utilizzata di frequente da Matiegka; il n. 16, Todtenmarsch, dal ritmo marziale e funebre; il Capricio n 23, altro tema con variazioni.


Ci è davvero impossibile in questa sede parlare approfonditamente di ogni opera del Cd - non è d’altronde questo lo scopo di questa recensione. Voglio citare tuttavia, in ossequio solo al mio gusto personale, le 10 Variations Capricieus Op. 10, i divertentissimi 12 Menuets brillians e  La Fantaisie Op. 4 in Do Maggiore: qui Tampalini si dimostra un vero Giano Bifronte, mostrandoci, nella prima parte, un’anima estremamente delicata e intima. Bellissima la sua lettura, il suo legato, la sua capacità di mettere in evidenza una melodia struggente: un’interpretazione notevole che si manifesta in un virtuosismo sempre a servizio nella seconda parte della Fantaisie.


Il grande merito di un’opera monografica di questa enorme portata è duplice: da un lato ci troviamo di fronte ad una grande prova di maturità interpretativa fornita da un chitarrista che si è cimentato con ogni genere musicale dimostrando doti fuori dal comune;

dall’altro lato abbiamo il valore storico e didattico della meravigliosa riscoperta di un autore che, d’ora in avanti, mi guarderò bene dal definire “minore”.


Questa registrazione rappresenta una fondamentale testimonianza di un’epoca e di tutto un ambiente musicale di cui Matiegka era sicuramente una parte molto importante. Come a dire: è fondamentale riscoprire e mostrare l’opera di compositori di minore rilevanza per poter costruire storicamente il contesto musicale, artistico, creativo in cui sono fiorite le opere considerate capolavori assoluti.


Ben vengano dunque iniziative come quelle della portata di Giulio Tampalini, iniziative che riescono ad coniugare l’importanza storica e la bellezza di un’interpretazione eccezionale di opere di notevole valore.



Cristiano Poli Cappelli