Brouwer: Hika and the
Young Composer
Frédéric Zigante, chitarra
di Cristiano Poli Cappelli
Ogni qualvolta mi trovo a scrivere una recensione di un nuovo CD, la prima domanda che mi pongo è quale sia la scintilla da cui tutto parta, l’idea, il logos che sorregge la struttura del cd e la scelta dei brani che esso conterrà. Questo perché ho la sensazione di riuscire a valutare con più coinvolgimento le scelte musicali ed estetiche dell’interprete.
Svolgo questo tipo di indagine seguendo - potrebbe essere diversamente? - le mie inclinazioni ed interpretazioni personali, più o meno fantasiose, e cerco di leggere tra i pensieri del musicista… alla ricerca del suo “movente”.
Ascoltando questo cd, bellissimo, di F. Zigante, mi sembra di poter trovare un primo filo conduttore, abbastanza esplicito peraltro, nel voler dare un quadro esaustivo del primo periodo compositivo di Leo Brouwer, quello da lui stesso definito “nazionalista” ed in cui sono fortemente presenti elementi che troveremo presenti in tutte le composizioni di questo periodo: l’elemento ritmico afro-cubano e le tradizioni popolari latino americane. Il percorso musicale tracciato da Zigante riguarda quindi la musica giovanile di Leo Brouwer, ovvero il periodo che si dipana tra il 1955 al 1964.
All’interno di questo contesto troviamo un’anomalia: il cd esordisce con un brano del 1996, un brano che appartiene
ad una fase compositiva di Brouwer del tutto nuova.
Zigante sceglie di esordire con un’opera che rappresenta una sorta di anticipazione delle sonorità e della produzione più matura di Brouwer ma che contiene in sé tutta una serie di elementi antichi di continuità con le sue prime opere.
Questo corpo estraneo è rappresentato dal brano HIKA, termine che, nella tradizione giapponese, significa elegia, lament. E' un brano scritto in memoria del suo amico e mentore Toru Takemitsu. Si tratta di una composizione di carattere elegiaco e pensieroso in cui vive un elemento che funge da legame con quel tipo di universo compositivo contenuto in gran parte di questo cd. Questo elemento è costituito dalla melodia Bulgara che Brouwer utilizza, quarant’anni prima, per il terzo dei 3 appunti ed in diverse altre opere. Le atmosfere ricreate in questo brano, che richiede un’accordatura molto inusuale della chitarra - seconda corda in Sib e quinta corda in Sol - e splendidamente interpretate da Zigante, ricordano in modo esplicito un brano dello stesso Takemitsu, Rain Sketch II, scritto in memoria di Olivier Messiæn.
Hika è un’opera che richiede all’interprete profondità, visione unitaria, senso dell’uso quasi metaforico dei suoni e dei timbri della chitarra, tutte capacità che Zigante sembra non esaurire mai: la sua interpretazione è davvero profonda e, nonostante la varietà del materiale musicale con cui si cimenta, molto lirica. Il tema che viene definito “Bulgaro” è presente, come dicevamo, in altre opere di Brouwer: lo si trova, oltre che nel terzo dei Tres Apuntes, anche nell’ottavo degli Estudios Sencillos e, per citare un altra opera, nel secondo movimento del Concierto de Volos scritto per Costas Cotsiolis, e rappresenta davvero un leitmotiv del compositore cubano. È interessante osservare, tra l’altro, che questo tema bulgaro sarebbe, almeno secondo diversi studiosi un motivo di origine molto antica, probabilmente greca.
Non è, dunque, un caso se, subito a seguire nel cd, Zigante ponga in scaletta proprio i Tres Apuntes che nascono da tre idee differenti: il primo è basato su un tema di De Falla, cui è dedicato, ed è ricco di elementi ritmici e contrastati; il secondo si basa su un basso ostinato a cui si contrappone un elemento “melodico” superiore molto raffinato e davvero ben reso dal nostro interprete, e il terzo appunto ruota attorno, come detto, al tema Bulgaro reso, qui, con vigore e ottimo senso ritmico.
La Fuga n.1, scritta da Brouwer a soli 18 anni, è una fuga assai poco strutturata dal punto di vista “scolastico” e più appartenente al genere della fughetta. L’interpretazione è anche qui molto bella ed ritmica.
I XX Estudios Sencillos sono stati pubblicati in 4 serie, in un arco di 25 anni, e rappresentano senza alcun dubbio un piccolo patrimonio di composizioni per il nostro strumento, che trascendono il mero interesse tecnico. Sono opere che risentono molto dell’influenza del compositore Bela Bartok ed i suoi Mikrokosmos e di un’esperienza ritmica che abbiamo già definito afro-cubana. Prendendo spunto dal saggio dello stesso Brouwer “La musica, lo cubano y la innovation”: per Brouwer la musica cubana è il risultato di un elemento Africano Nero e di un elemento Spagnolo Bianco. Nei suoi studi ritroviamo molto spesso questi elementi ritmici (ad esempio il Cinquillo Cubano o la Guajira, il Montuno..) che confluiscono in una scrittura nuova ed efficace. In particolare i primi 10 studi vengono composti tra il 1959 ed 1961 appartenendo al suo primo periodo compositivo; i successivi 10 studi vengono scritti nel 1981.
Anche qui Zigante ci regala una lettura pregevole, mostrandoci una sua visione estremamente chiara, ritmicamente impeccabile, nitida e, cosa molto importante, personale. Dal punto di vista strutturale ed analitico presta grande attenzione alla varietà dinamica e ritmica presente in questi piccoli schizzi musicali di enorme importanza. Non è mai facile, nemmeno per un interprete del calibro di Zigante, affrontare un’opera già interpretata un numero ragguardevole di volte.
L’Elogio della Danza è una delle più famose composizione di Brouwer. Scritta in due movimenti su commissione Edel coreografo Luis Trapaga: si tratta di musica per balletto. Il secondo movimento in particolare, e ne troviamo conferma nelle note di copertina, è un evidente omaggio al Balletto russo, a Stravinksy in particolare, idolo di Brouwer. Credo che sia proprio in quest’opera che Zigante dia davvero prova di un’eccezionale visione interpretativa riuscendo a trasmettere, facendo uso di una invidiabile tavolozza dinamica, un senso di tensione fortissimo, partendo dal nulla ritmico rappresentato dall’elemento ternario del primo movimento e giungendo quasi senza soluzione di continuità, all’Obstinado del secondo movimento. L’impatto è molto forte e si ha la sensazione che i vari elementi ritmici e armonici presenti nell’opera siano sintetizzati ed espressi in modo unitario e chiaro. Il primo movimento sembra quasi un preludio dello stesso Obstinado che ne risulta galvanizzato e può manifestarsi in tutta sua misurata esuberanza.
Questo splendido cd termina con una bellissima lettura della Danza Caracteristica, del 1956, opera in cui ritroviamo quasi tutti gli elementi che abbiamo spesso ritrovato nelle altre composizioni presenti nel cd: ritmi ostinati ed ossessivi, forti richiami agli elementi ritmici Afro-cubani, il richiamo di elementi popolari.
Un cd che dimostra come un ottimo interprete possa dare una lettura nuova e personale a brani che vantano un gran numero di interpretazioni.
C.P.C.