Gli incontri di Piero Bonaguri

Dialoghi intorno alla chitarra

Intervista ad Alessandro Borin


Alessandro Borin - Dopo gli studi musicali, ha conseguito un dottorato di ricerca in filologia presso la Faculty of Music dell’Università di Birmingham. È autore di oltre cinquanta pubblicazioni scientifiche, fra saggi e monografie, di respiro internazionale. Svolge la sua attività di ricerca presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e dirige, insieme a Reinhard Strohm (Università di Oxford), la «Nuova Edizione Critica» delle opere di Antonio Vivaldi (Casa Ricordi, Milano).


Homenajes” è un progetto culturale realizzato dagli allievi della Classe di Chitarra della Scuola media a indirizzo musicale di Selvazzano Dentro (Padova), in occasione del ventesimo anniversario della morte di Joaquin Rodrigo (1901-1999) e del sessantesimo anniversario di quella di Heitor Villa-Lobos (1887-1959). Curatore del progetto è Alessandro Borin (mio ex-allievo diplomatosi in chitarra con me quando insegnavo al Conservatorio di Rovigo) che abbina una importante carriera nel settore della musicologia all’insegnamento della chitarra alla Scuola media di Selvazzano.


L’anno scorso ho avuto due occasioni per apprezzare il livello a mio parere notevolissimo di questa realizzazione; notevolissimo sia per il livello artistico delle trascrizioni e delle esecuzioni, sia per la ricaduta educativa sui giovani partecipanti e su quello che può dire anche a chiunque si occupa di musica e di educazione oggi.

Piero Bonaguri: Alessandro, vuoi raccontare ai lettori di DotGuitar come è nata l’idea di questo lavoro?


Alessandro Borin: È sorta in risposta a una esigenza avvertita nella mia attività di insegnante di chitarra all’interno della scuola media a indirizzo musicale. Nel corso degli anni, infatti, mi sono accorto come nella prassi della musica d’insieme rischiassero di prevalere degli aspetti sia pur importanti, come quello sociale o ricreativo, che non esaurivano affatto il valore di questa esperienza.


In una fascia di età come quella delle medie, quando per ovvie ragioni è sempre molto problematico affrontare lo studio dei grandi autori e dei grandi capolavori del nostro repertorio, la musica d’insieme avrebbe potuto costituire la chiave di volta per aggirare i limiti tecnici individuali e rendere direttamente fruibile a dei ragazzi alle prime armi questo inestimabile patrimonio di bellezza e di umanità.

Omaggio a Villa-Lobos, Conservatorio "G. B. Martini" di Bologna, 22 febbraio 2018, "Fare musica con la chitarra oggi", 5a edizione

PB: come avete lavorato con i tuoi studenti per preparare questi progetti, e come avete proposto il lavoro a potenziali fruitori?


AB: Il lavoro in classe è stato preceduto da una fase preliminare di ascolto delle opere di ciascun autore, in particolare quelle scritte per organici orchestrali o da camera, di analisi delle rispettive partiture, di approfondimento bibliografico. L’aspetto più delicato di questo momento iniziale è coinciso con la scelta dei materiali musicali da trascrivere.


Non tutta la musica, infatti, si presta nella stessa misura a essere riproposta con un ensemble di chitarre. Un ulteriore elemento di cui tenere conto era il livello tecnico poco più che elementare dei giovani esecutori, che richiedeva di accantonare a priori tutte le opere caratterizzate da una scrittura troppo elaborata o complessa. Il criterio per la scelta dei brani, oltre naturalmente al loro intrinseco valore artistico, è stato quello di indirizzarsi verso opere connotate da una ‘idiomaticità latente’, vale a dire che possedevano - in nuce - degli elementi in grado di valorizzare il suono della chitarra e le sue tecniche esecutive.


La trascrizione vera e propria, invece, non poteva in ogni caso esaurirsi in una trasposizione meccanica del dettato musicale originario, che andava invece ripensato in funzione della sua nuova destinazione strumentale. La fase conclusiva del lavoro, vale a dire la proposta in pubblico dei risultati di questa ricerca, può assumere varie forme o modalità.


Nel caso dell’Omaggio a Villa-Lobos, ad esempio, è stata realizzata una mostra itinerante, formata da una serie di pannelli autoportanti accompagnati con delle esecuzioni musicali dal vivo, che ben si prestava ad essere allestita all’interno di scuole o di altre realtà educative. Un ‘assaggio’ dell’Omaggio a Rodrigo è stato proposto il 10 dicembre scorso, durante la manifestazione organizzata dall’Università di Padova in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e ha avuto un passaggio in Rai, nell’edizione nazionale del TG3.


J. Turina, Miramar (Valencia) per piano solo (estratto), trascrizione per 4 chitarre di Alessandro Borin

PB: Quali sono state le reazioni a queste proposte da parte del pubblico e degli stessi giovanissimi protagonisti a questo progetto? E qual è il tuo giudizio sul valore di questa iniziativa?


AB: Negli ultimi mesi l’Omaggio a Villa-Lobos è stato ospitato in decine di scuole di ogni ordine e grado ed i ragazzi hanno avuto occasione di suonare davanti a centinaia di loro coetanei. L’impatto è stato sorprendente. Sia come attenzione e capacità di ascolto, sia come disponibilità a entrare in un rapporto di ‘comunionalità’ (che “dal cuore possa di nuovo giungere al cuore”, come scrisse Beethoven nella dedica all’Arciduca Rodolfo d’Austria della sua Missa Solemnis) fra il pubblico e i giovani esecutori. Questi ultimi, in particolare, hanno sviluppato una insospettabile capacità di giudizio, di saper riconoscere e soprattutto motivare il valore (o il disvalore) di una proposta musicale, troppo spesso affidato alla semplice emotività o alle mode del momento.


Da un punto di vista didattico e culturale, questo tipo di lavoro costituisce dunque una formidabile occasione di crescita. Se non suscitano il desiderio di entrare in rapporto con un altro essere umano e con la verità, infatti, le esperienze scolastiche si riducono a dei semplici palliativi dell’educazione: riempiono spazi e tempi delimitati, senza nessuna intrusione nella vita reale degli studenti. Credo, infine, che in un momento storico in cui l’istituto del concerto come lo abbiamo sempre inteso è entrato in crisi, soprattutto rispetto alle generazioni più giovani, questo genere di proposte inter pares possa costituire una risposta più efficace di tante iniziative spesso discutibili o stravaganti.


Omaggio a Rodrigo, Padova, Aula magna di Palazzo Bo', 10 dicembre 2018.

Omaggio a Villa-Lobos, Pesaro, Sala del Consiglio delle autonomie "Adele Bei", 18 maggio 2018.

PB: in conclusione ti chiederei un tuo pensiero sul nesso tra la tua attività di musicologo, in nesso anche con importanti istituzioni e progetti, e lo spenderti per questi progetti dedicati a giovanissimi che forse non proseguiranno neanche gli studi...


AB: Nella mia attività di musicologo mi è spesso offerta l’opportunità di lavorare a stretto contatto con gli esecutori e le istituzioni concertistiche più note e accreditate a livello internazionale. Uno dei rischi più concreti che avverto, soprattutto nel mio settore di competenza, è quello di scadere nella autoreferenzialità o, peggio ancora, nell’elitarismo.


Ritengo che questi o analoghi progetti dedicati ai giovanissimi, molti dei quali non proseguiranno nemmeno gli studi musicali, non abbiano nulla da invidiare, sul piano della dignità culturale, alle iniziative più blasonate, ma possano anzi portare un prezioso contributo a quella sorta di rinascita culturale ‘dal basso’ di cui tutti avvertiamo l’esigenza.