PIERO BONAGURI
Home recording per chitarristi. Tecniche e suggerimenti per la registrazione della chitarra classica solista (+files mp3)
140 pp. Brossura (copertina morbida)
Prefazione di Luigi Picardi
Descrizione
Questo libro nasce dalla diretta e lunga esperienza dell’autore nel campo della registrazione della chitarra classica solista, con lo scopo di essere utile ai chitarristi che vogliano iniziare a registrarsi.
Oltre a un’indispensabile parte teorica iniziale, che fornisce le conoscenze basilari necessarie per muoversi nel campo della registrazione sonora, vengono descritte le varie parti che compongono la “catena” che porta dalla esecuzione musicale al prodotto audio finito, esportabile nelle varie forme oggi esistenti – dal cd ai social.
Vengono inoltre indicate e descritte le strumentazioni necessarie (con un occhio al budget) per crearsi un proprio home studio e le tecniche di registrazione audio e video impiegate dall’autore.
Completa il testo una ricca serie di esempi registrati, scaricabili presso il sito web dell’Editore, che mostrano varie tecniche di ripresa microfonica e l’uso di alcuni effetti (riverbero, equalizzazione, compressione, riduzione del rumore...).
Il volume ospita anche un contributo sul mastering ad opera di Lucio Matarazzo.
Introduzione.
Questo manuale nasce a seguito della possibilità emersa recentemente di tenere un corso pratico di home recording, dedicato ai chitarristi classici, presso il Conservatorio di Bologna.
Avendo letto diversi libri sull’argomento "home recording" mi son chiesto anzitutto quale di essi avrei potuto utilizzare come testo base del corso, e la risposta è stata che nessuno tra quelli che conoscevo - ed a tutti sono debitore di qualcosa - rispondeva pienamente allo scopo del mio corso, proprio perché questi testi sono nati per rispondere ad esigenze diverse e meno mirate rispetto alla registrazione della chitarra classica solista (intendiamoci, questo non è un male, e certamente una formazione più ampia sul tema "registrazione sonora" aiuta anche a capire meglio i problemi specifici della registrazione della chitarra).
Ho allora iniziato a farmi una scaletta degli argomenti che mi sarebbe piaciuto trattare nel corso, mettendoli in un ordine opportuno; poi ho iniziato a scrivere, sotto i titoli dei vari argomenti, quello che mi sarebbe piaciuto dire, nel contesto del corso, su quegli argomenti...ed un po' alla volta è venuto fuori questo testo.
Oggi esiste una enorme quantità di informazioni reperibili, anche in rete, su questa materia: il difficile, per il chitarrista che è digiuno in questo campo e vuole iniziare ad acquisire conoscenze utili, è scegliere tra tutte queste informazioni disponibili quelle che servono, in un ordine progressivo.
Da qui il mio tentativo:il prodotto è questo scritto, volutamente essenziale, che nasce quindi sia dalle mie numerose letture che dalla mia esperienza personale. Forse l'aspetto più utile di questo libro, e che in fondo ne giustifica l' esistenza, è proprio quello di nascere dalle esperienze pratiche di un chitarrista che un po' alla volta ha imparato a registrarsi e qui racconta "come fa".
Devo anche dire chiaramente che in questo testo non intendo andare oltre rispetto al racconto e spiegazione di come ho fatto io. Per esempio, so che oggi è ormai comune l'uso dell'ambiente operativo Mac rispetto a quello Windows che io continuo ad usare, ed anche a livello di tecniche e software l'evoluzione è molto rapida.
Io non intendo quindi assolutamente dire "si deve fare così", ma piuttosto "ho fatto e faccio così", confortato dai risultati ottenuti. Alcune indicazioni che darò possono perciò essere superate, ma nascono dal mio modo di lavorare e dagli strumenti con cui lavoro.
La stessa richiesta che avevo ricevuto di tenere il corso di home recording, e poi le successive dimostrazioni di interesse che ho riscontrato ancor prima di iniziare, testimoniano l'ormai diffusa percezione del vantaggio, per un chitarrista classico, di imparare a registrarsi.
Da un lato oggi è diventato molto economico farlo, almeno ad un cosiddetto, ma comunque dignitosissimo, “entry level”; d’altra parte - grazie ad internet ed ai social media - l'odierna possibilità di proporre il proprio lavoro letteralmente “al mondo” - anche saltando tanti intermediari una volta indispensabili - rende l’home recording una possibilità che sarebbe poco saggio ignorare, in particolare per un giovane interprete desideroso di farsi conoscere.
Recentemente un mio video postato su Facebook ha superato in meno di 24 ore la quota di 4.000 visualizzazioni: non tantissime, certo, se paragonate ai video cosiddetti "virali" che circolano in rete... ma mi chiedo: quanto tempo ci metterebbe un mio cd contenente quello stesso brano a raggiungere così tanta gente in tutto il mondo?
Per non parlare poi del feedback immediato che si riceve, dei commenti provenienti da tante parti diverse del mondo, dei dialoghi, delle richieste di informazioni...
L'avvento del digitale sta, inoltre, ulteriormente rendendo alla portata di tutti il mondo della registrazione sonora, con il drastico attuale ridimensionamento del costo degli strumenti operativi minimi necessari. Già con un semplice smartphone si può fare qualcosa...
Per un chitarrista classico, poi, le esigenze operative in termine di strumentazione richiesta per registrarsi sono particolarmente ridotte, grazie alle dimensioni, al tipo di suono ed alla trasportabilità dello strumento che suona. Per esperienza posso infine dire che registrarsi aiuta ad accorgersi di propri difetti esecutivi che forse altrimenti non si noterebbero ed a monitorare la propria crescita tecnica ed interpretativa nel lavoro su un brano musicale, per cui costituisce un grande aiuto anche a livello di studio personale della musica e dello strumento (ricordo, a questo proposito, come tempo fa il grande Alirio Diaz sottolineasse l'importanza fondamentale, per uno strumentista, di sviluppare il senso autocritico).
La registrazione mi è anche molto utile nel rapporto di collaborazione con i tanti compositori che scrivono per me: poter fornire loro velocemente esempi del mio "work in progress" sui brani nuovi che mi mandano è molto utile nel dialogo a distanza che si instaura tra il compositore e me.
C'è poi anche un altro fattore da considerare: se è vero che uno studio di registrazione professionale, e fonici professionisti, hanno indubbiamente strumentazioni e "know how" superiori a quelle che può formarsi in poco tempo il musicista che inizia a registrarsi da solo in casa, lo stesso musicista (studente avanzato o professionista che sia) ha il vantaggio di poter contare su una conoscenza della musica e del proprio strumento certo più sviluppata, mediamente, di chi fa un altro mestiere.
E, mentre alcune informazioni e strumentazioni essenziali per iniziare a registrare a livello dignitoso sono oggi di relativamente facile acquisizione per un musicista, un fonico - anche bravissimo nel suo settore specifico - che non conosca la musica, non sappia leggerla, non sappia suonare uno strumento - la chitarra classica, nel nostro caso -, che non veda la musica dal punto di vista di un interprete a livello professionale manca, a sua volta, di competenze essenziali alla buona realizzazione del prodotto finale per quanto riguarda la registrazione musicale - competenze che, invece, non è così facile e veloce apprendere.
Anche per questa ragione credo che per un musicista professionista valga la pena di investire tempo e risorse per dotarsi della possibilità (in termini di competenze e strumentazione) di autoregistrarsi.
Limiterò l'argomento di questo testo alla registrazione digitale della chitarra classica solista, campo nel quale ho maturato una lunga esperienza nel tempo attraverso la registrazione in proprio di tanti cd (destinati al mercato) e più recentemente di tanti video (destinati ai social media).
Come dicevo - e non sono solo io a dirlo - le conoscenze teoriche richieste a questo scopo non sono oggi così estese come lo erano un tempo; anche per questo motivo, ed intendendo mantenere questo lavoro nei limiti di un ausilio pratico, fornirò solo un minimo di nozioni teoriche che mi sembrano utili ad incominciare a muoversi - incoraggiando naturalmente a svilupparle attraverso ulteriori letture e rapporti con professionisti della registrazione.
Di conseguenza, certi argomenti dei tanti che potrebbero essere compresi in un corso completo sulla registrazione sonora qui non saranno trattati, o saranno appena accennati, o comunque sviluppati solo in funzione dello scopo pratico da raggiungere. Evidentemente il testo che segue sarà particolarmente utile a chi ha frequentato anche delle lezioni pratiche sull'argomento, ma lo ritengo un buon concentrato di informazioni comunque utili.
Mi scuso anche se la terminologia da me adoperata non sarà sempre la più ortodossa, ma ho cercato anche di essere comprensibile ai non addetti ai lavori... Questo tipo di libri, poi - lo dico avendone letti tanti - possono avere per certi aspetti un veloce invecchiamento, dovuto alla continua evoluzione tecnologica - io stesso continuo ad usare apparecchiature e software in versioni non sempre aggiornatissime; ma alcuni principi basilari rimangono comunque validi.
Ho letto abbastanza sull'argomento per rendermi conto che anche in questo campo esistono, su diversi argomenti, diverse "scuole di pensiero". Una delle poche cose sulle quali sono veramente tutti d'accordo è l'invitare chi si dedica all'home recording a sperimentare tanto ed a fidarsi del proprio orecchio - che deve essere educato.
E' un consiglio che faccio mio e che verrà più volte ripetuto nel corso di questo libro. Ho ritenuto utile anche realizzare, come ausilio al presente testo, piccoli esempi di registrazioni audio ascoltabili online al sito web dell'Editore. In questo modo sarà possibile fare una comparazione (quello che nell'ambiente si dice "shootout") tra diverse tecniche di ripresa e diversi microfoni, e sentire come l'applicazione di alcuni effetti modifica il suono.
Le registrazioni sono state fatte tutte nello stesso ambiente, nella stessa giornata e con le apparecchiature (preamplificatore, convertitore, scheda audio) settate allo stesso modo. La mia posizione nella stanza è rimasta invariata, come pure , per quanto possibile, la distanza tra chitarra e microfoni.
Alla fine della sezione del libro dedicata all'audio gli esempi vengono commentati.
Dovrei ringraziare molte persone dalle quali (oltre che dai libri e da internet) ho imparato quello che so sull'argomento: voglio almeno citare qui l'amico e collega Lucio Matarazzo (per i tanti consigli disinteressati che mi ha dato nel tempo e per l'importante contributo sul mastering che ha scritto appositamente per questo testo) ed il chitarrista, fonico e producer statunitense Bob Hansmann, i cui consigli ed osservazioni sono stati veramente illuminanti!
P.B.