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CUCCHI


Pag.24 - Anni 2014-2017

(Torniamo al punto di partenza)



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di Flavio Cucchi


(Continua...)

2014-2017 (Torniamo al punto di partenza)


Ho lasciato passare 8 mesi prima di continuare la mia storia, mi sono accorto di aver perso la voglia di continuare il racconto e mi sono chiesto perché.


Certamente gli anni dell'isteria pandemica, i lockdown e le varie restrizioni hanno avuto un certo peso nel farmi perdere di entusiasmo ma la vera ragione forse è un'altra.

Pare che in questo mondo tutte le azioni, dalla più breve alla più lunga seguano un ciclo simile: iniziano, subiscono cambiamenti, e appena si stabilizzano cominciano a declinare per poi concludersi.

Questo vale per una vita, una carriera, ma anche per una qualsiasi azione banale come farsi una vacanza, una passeggiata, un caffè.


Evidentemente gli anni '10 che devo ricordare e raccontare si trovavano nella zona centrale della curva, e quindi meno ricchi di interesse rispetto ai primi.

Infatti a questa fase pur così densa di concerti e viaggi, non corrispondeva una attività creativa paragonabile al passato: il repertorio era un po' statico, avevo una serie di relazioni e agenzie  che mi procuravano concerti in Italia, America e Asia, il Conservatorio andava avanti di routine…diciamo che mi ero un po' “seduto”, non trovavo novità interessanti, c'erano pochi pezzi nuovi che mi affascinassero e trovavo molto più interesse nei miei studi filosofici (che si trovavano in una fase di crescita del loro ciclo) piuttosto che nell'attività concertistica.


Non è che me la passavo male, mi piaceva sempre vedere luoghi nuovi e diversi


e cercavo di spassarmela come potevo.


All'epoca insegnavo in conservatorio e avevo un rapporto amichevole con la segreteria, mandavo loro foto dei miei viaggi e mi piaceva scherzare con loro.


Il fiume Neva ghiacciato in Russia

I vulcani in Costarica

A Hollywood con il regista Tornatore a un party

Mi serviva però qualcosa di nuovo per riattivare l'interesse, qualcosa che mi impegnasse di più della mera esecuzione di un brano.

Del resto l'unico modo per uscire da una situazione stagnante è semplice: avviare un gioco nuovo.


Finalmente ho trovato un'idea che mi ha svegliato: trascrivere le Children's songs di Chick Corea, il celebre pianista con cui avevo un rapporto di reciproca amicizia e stima e che mi aveva dedicato le 6 Ruminations for guitar. (vedi pag 18)

Questo progetto ha generato molto lavoro di trascrizione, un CD per la Naxos e diversi concerti  in Italia, USA, Russia e Asia.



Le Children's Songs


Ho informato Chick del mio progetto e lui mi ha fornito una copia del manoscritto e una vecchia trascrizione per chitarra di un suo amico inglese.

Ho visto subito che la trascrizione era poco idiomatica per la chitarra, richiedeva una vasta revisione e l'ho lasciata perdere.

Ho studiato i manoscritti e ho preso atto che per la maggior parte non erano trascrivibili: il fascino di quelle musiche stava nella semplicità e nel suono, ma non potevano funzionare sul nostro strumento.

Alcune cose semplicissime per il pf risultavano impossibili o innaturali sulla chitarra, spesso il bello del pezzo era la distanza tra le note acute di una semplice melodia e un altrettanto semplice ostinato nei bassi, effetto impossibile da riprodurre sul nostro strumento.

Non c'è niente di più frustrante che eseguire passaggi innaturali (e quindi difficili da realizzare) per produrre poi un effetto di semplicità.

Come avrebbe detto il comico Catalano in una vecchia trasmissione di Renzo Arbore: “E' molto meglio suonare un pezzo facile che sembra difficile piuttosto che suonare un pezzo difficile che sembra facile…” (i miei coetanei capiranno la battuta)

Così ho deciso di fare una cosa diversa: trascrivere 12 songs per due chitarre, e sovraincidere le due parti.

Normalmente sono contrario alle sovraincisioni, ma per una volta ho preferito mettermi in gioco e fare tutto da solo.

Non è stato per niente facile: malgrado, o forse proprio per la semplicità delle singole parti, era molto difficile mantenere la spontaneità e l'intenzione nell'esecuzione.

Dovevo registrare una parte mentre immaginavo l'altra ma, al momento di sovraincidere la seconda, ovviamente non potevo avere nessuna elasticità nel fraseggio se non quella permessa dalla parte registrata.

Insomma ho dovuto inventarmi diverse strategie secondo il tipo di pezzo da registrare. Per esempio in alcuni casi ho inciso la seconda parte, poi ho sovrainciso la prima tenendomi un po' libero e infine cancellavo la seconda e la registravo nuovamente accompagnando la prima.

Altre volte lavoravo a sezioni ecc.

Il mio scopo era creare un effetto di naturalezza, un flusso continuo che suonasse naturale e convincente.

Alcuni brani li ho registrati, editati e buttati anche 5 volte prima di metterli nel master.

Probabilmente l'ascoltatore medio avrebbe notato poca o nessuna differenza tra le varie versioni che mi hanno fatto impazzire, ma io la sentivo e non lo potevo accettare.

Il gioco di un interprete è quello di farsi un'idea del senso del brano che vuole eseguire e poi trovare la tecnica, fraseggio, dinamica e colori per ottenere l'effetto desiderato.

Il “senso” del brano e' il flusso di emozioni che si vuole creare nell'ascoltatore. (Ne ho scritto a pag.4)

Per me, individuare il senso della musica che voglio suonare è un evento spontaneo, una sensazione di certezza e di piacere che non è motivata da ragioni intellettuali ed assomiglia a un innamoramento. È così anche per voi?

Prima di inviare il master alla Naxos ho fatto sentire la mia trascrizione a Chick in Florida per avere la sua benedizione.

Qui a Bangkok in una piscina sul tetto di un Hotel.


     


A ripensarci, qualcosa di diverso o in posti originali l'ho anche fatto, come dirigere un esemble di chitarre per gli amici della Accademia Strata di Pisa e per qualche intervento nel sociale.

La didascalia era questa: “Il mestiere del concertista è  duro…ma qualcuno lo deve fare!”

Poi un programma con il Quintetto Fandango in USA, un Concierto de Aranjuez sui gradini del Duomo di Firenze, ecc.

Il CD è uscito nel 2018 e ha venduto in modo soddisfacente, a sentire il boss di Hong Kong.


Visto che non era possibile suonare questo programma da solo, ho seguito il consiglio di Chick: fare come i Jazzisti e suonare con partner diversi in giro per il mondo.


Questo progetto mi ha impegnato fino al 2017 e mi ha permesso di suonare con molti colleghi: a Milano con Elena Casoli e Francesco Biraghi, a Firenze con Silvano Mazzoni, a Perugia con Sandro Lazzeri, in Russia con Nadia Borislova, in Asia con Shinobu Sugawara, in USA con Colt Valenti, a Verona con Xuefei Yang.

Qui si può ascoltare qualche frammento con Xuefei

e con Biraghi

Alla fine del 2016 sono andato in pensione dal conservatorio e poco dopo, nel 2017 ho iniziato a scrivere questa storia, ed eccomi arrivato a pag.1...!