Maria Mari'

 

di Alessandro Altieri

sandroaltieri@alice.it

Buongiorno e ben trovati a tutti voi che seguite con affetto questa rubrica e grazie per le numerose mail che mi inviate. Fra le tante ne segnalo una in particolare, per la quale mi corre l’obbligo di ringraziare pubblicamente l’amico Ferdinando Bonapace che è autorevolmente intervenuto, con la competenza e l’attenzione che lo contraddistinguono, segnalandomi, prima della pubblicazione, alcune mie disattenzioni in fase di scrittura, e dandomi così modo di correggere la partitura.


La canzone oggetto della trascrizione di questo appuntamento è un altro celeberrimo motivo tratto dalla tradizione partenopea, che, ne sono certo, tutti avrete ascoltato almeno una volta nella vostra vita: Maria Marì.


Molti anni fa – solo pochi giorni addietro un amico mi faceva tristemente notare come, ogni volta che racconto un avvenimento qualsiasi, non riesco ad evitare queste tre parole. Sarà colpa della vecchiaia?!? Mah … - un gruppo di validi musicisti venne ad esibirsi in una festicciola nel mio paese.


Naturalmente tutti accorremmo a sentire la novità (erano altri tempi, quelli, durante i quali non c’erano tante occasioni per ascoltare concerti; e, in ogni caso, quando pure ce ne fosse stata la possibilità, non era semplice come fare click con un mouse!) incuriositi da questo gruppo di persone a noi sconosciute ma, come scoprimmo ben presto, molto preparate e con uno sterminato repertorio, in specie di canzoni napoletane.


Dopo pochi minuti di concerto il ghiaccio era rotto ed il pubblico aveva compreso di trovarsi di fronte a degli ottimi esecutori, sicché le richieste cominciarono a farsi sempre più numerose ed insistenti.


Ad onor del vero il gruppo riuscì a soddisfarle quasi tutte, grazie allo sterminato repertorio di cui, evidentemente, disponeva e, probabilmente, grazie anche alla capacità di improvvisare sui due piedi laddove fosse carente di quel preciso titolo.

Ad un certo punto dell’esibizione, però, accadde qualcosa di veramente magico.


Sul momento non riuscivamo a capire perché, ma il gruppo sembrò fermarsi di colpo; batterista bassista e tastierista lasciarono il palco, le luci si fecero più soffuse, l’atmosfera di colpo più intima e la scena fu tutta della chitarra e di due mandolini (oggi si direbbe che fecero un “unplugged” ma all’epoca il termine era di là da importare).


Persino la cantante, che aveva occupato fino a quel momento la posizione centrale del palco, si spostò in un angolo del proscenio, quasi a voler “cedere il posto” al trio a corde, a sottolinearne anche visivamente la centralità e l’importanza nel pezzo, e l’esecuzione ebbe inizio.


Già fin dalle prime note dell’introduzione il pubblico comprese che quella particolare esecuzione, per motivi ovviamente a tutti noi ignoti, era specialmente sentita dai musicisti e che l’arrangiamento proposto era frutto di uno studio più approfondito ed ispirato della media di tutti gli altri.


Inutile dire che fu un successone.

Scroscianti applausi esplosero non appena ebbe termine l’esecuzione ed innumerevoli richieste di bis di questa canzone accompagnarono il gruppo per tutta la serata.

Ricordo ancora perfettamente che non solo Maria Marì venne ripetuta tre o quattro volte durante tutto il concerto ma che il pubblico volle fortissimamente riascoltarla, come ultimo brano, prima di congedare gli ottimi musici, al termine della serata, sicuramente ammaliato dall’arrangiamento e dall’esecuzione, invero molto particolari.


A distanza di troppi anni (e te daje ☺ ) da quella data, ed in occasione della richiesta pervenutami per questa trascrizione, l’eco di quelle note si è rifatta viva nell’anima e nel cuore e così di buon grado ho acconsentito ad arrangiare per chitarra sola questo capolavoro della canzone partenopea.


********


La canzone napoletana è una delle innumerevoli e variegate forme d’arte che il popolo partenopeo ha saputo esprimere nel corso della sua lunga e tormentata storia.


I primi esempi si possono far risalire addirittura all’anno 1200 ma è certamente vero che le vette più alte di espressività e creatività sono state toccate nel periodo a cavallo fra la fine dell’800 e l’inizio del 900, vero e proprio periodo d’oro di questa forma d’arte.


Infatti è proprio in quel periodo che la felice combinazione di grandi poeti ed eccellenti compositori diede i natali a tante stupende composizioni che ancora oggi sono cantate dalle migliori ugole in circolazione e suonate in decine di versioni diverse, e che tutto il mondo ci invidia.


La canzone di che trattasi venne composta nell’anno 1889 da Eduardo di Capua, che ne scrisse la musica, e Vincenzo Russo che ne redasse il testo. Il tema - a tutta prima potrebbe sembrare solito e scontato - è quello dell’innamorato che si reca, speranzoso, a fare la serenata alla sua bella confidando in una “senga ‘e fenestella” ma l’esposizione, il modo, l’armonia, la tessitura melodica son tutt’altro che banali; infatti la canzone è un successo mondiale.





Lo spartito di Maria Marì delle storiche Edizioni Bideri


 

VAI ALL’INDICE

http://www.dotguitar.it/ewzine/zine/trascrizioni/index.html