Dalle altre poche notizie ricavate sul periodo giovanile del compositore sappiamo, poi, che si avvicinò alla musica sotto la guida di un dilettante ecclesiastico, che lo istruì nello studio del violoncello; l'approccio con la chitarra avvenne intorno ai 16 anni, da autodidatta, come lo stesso Carulli ci informa nella lettera dedicata al figlio Gustavo8 contenuta nella prefazione della Prima edizione del suo celebre Metodo Op. 27[a] per chitarra (pubblicato a Parigi nel 1810). Pochissimi sono anche i brani conosciuti di quel periodo, tra cui un originale Minuetto e Contraddanza risalente al 1792/95, scritto in maniera inconsueta sui due righi del pianoforte con una scordatura delle corde basse9.
Fin qui, dunque, quello che si conosceva sul periodo giovanile di Carulli, poi nulla di sostanzialmente nuovo è emerso negli ultimi trent'anni.
A seguito delle ricerche da me condotte con il rinvenimento di alcune fonti inedite, mi è stato possibile in questi anni aggiungere, poi, nuovi tasselli alla ricostruzione in primo luogo della storia della famiglia Carulli. Grazie, infatti, alla consultazione di una fonte bibliografica mai citata prima10, è stato possibile ricomporre con più precisione la storia dei due fratelli Carulli in un nuovo e del tutto inedito quadro.
Da questa fonte si ricava che Giovanni Giuseppe e Michele nacquero entrambi a Bari, cosa questa che conferma la loro per altro già conosciuta origine pugliese, in più è riportata la notizia del tutto inedita che erano figli di Vito Francesco Carulli, oriundo di Capurso, un piccolo e operoso paese nei pressi di Bari, e di Antonia Stancarone. Sempre stando a questa fonte, Giovanni Giuseppe, il maggiore dei due figli, era nato il 5 gennaio 1715, mentre Michele vide la luce nel 1717.
Giovanni Giuseppe Carulli (del quale non mancano notizie biografiche in altre fonti) studiò a Bari dai Gesuiti Letteratura e Filosofia e poi Diritto civile e canonico, che perfezionò a Napoli, capitale del Regno. A Napoli si trasferì con Michele, dedicandosi all'attività forense e di giurista, nonché di docente all'Università. Fu un illustre letterato, membro di tutte le Accademie napoletane del Regno e di alcune altre in Italia; a Napoli fece parte, in particolare, dell'Accademia della Stadera, che annoverava tra i suoi iscritti anche Giovan Battista Vico. Giovanni Giuseppe morì a Napoli, colpito da un attacco di apoplessia, agli inizi del mese di marzo del 1787. Scrisse molte opere, tra cui molte orazioni, e fu membro anche della commissione di censura del Regno per l'editoria.
Sempre la stessa fonte riporta, poi, dei nuovi interessanti dati, anch'essi mai riportati in precedenza, riguardanti, invece, Michele Carulli. È riferito, infatti, che egli si distinse negli studi delle Lettere e delle Scienze, dedicandosi anche lui al foro, come giurista, inoltre, dopo il trasferimento con il fratello a Napoli, operò in questa città come Giureconsulte “non volgare”. Ebbe, anche, vari incarichi per affari di Stato a Roma, Torino e in Francia, trattenendosi a Lione per qualche tempo. Morì nel mese di maggio del 1795 a Napoli. Aveva conoscenza di numerose lingue e scrisse alcune opere letterarie, anche se non con la stessa assiduità e risultati del fratello Giovannni Giuseppe.
Tra i suoi lavori, si segnalano le Note critiche apposte alle Meditazioni sulla Felicità, pubblicate nel 1765, che si riferiscono quasi certamente alle Meditazioni sulla Felicità dello scrittore milanese Pietro Verri, esponente di spicco del pensiero illuminista lombardo di ascendenza francese. Il lavoro, pubblicato a Milano nel 1763, è una sorta di manifesto del metodo illuminista sull'indagine della realtà tramite strumenti razionali, e questo la dice lunga anche sulle probabili simpatie culturali e filosofiche che animavano lo stesso Michele Carulli, forse anche lui attratto dalla nuova corrente illuminista che a Napoli trovava specialmente nella seconda metà del XVIII secolo un terreno fertile e numerosi seguaci.
È riportata, poi, la notizia – riferita alla data della fonte bibliografica (1844) - di altri suoi lavori conservati presso i suoi pronipoti e nella biblioteca del notaio Giuseppe D'Addosio, gentiluomo di Capurso noto collezionista di testi letterari; tra essi L'uscio de' linguaggi disserrato e alcuni altri componimenti poetici. Altra cosa interessante è la notizia secondo cui lo stesso Gian Giuseppe cercò di far pubblicare in Francia un suo lavoro, il Paradiso Aperto per gli Uomini, grazie all'interessamento proprio del fratello Michele, quando egli risiedeva lì per i suoi incarichi.
Questi nuovi dati, di assoluto interesse, permettono, quindi, di inquadrare meglio le vicende familiari dei Carulli e nello stesso aprono nuovi scenari anche riguardo una migliore comprensione di ulteriori fonti bibliografiche.
Mi riferisco, in particolare, ai libretti di due Intermezzi d'opera, I due fratelli burlati e La creanza - da me di recente individuati -, andati in scena nel 1750 nel Regio Teatro del Principe di Carignano a Torino. In entrambe le pubblicazioni, è indicato come autore del testo poetico un certo “signor Michele Carulli napoletano”.
Le musiche, per i Due fratelli burlati, sono di autori vari, mentre per l'Intermezzo La creanza sono del musicista romano Lorenzo Bologna, di cui poco si sa, eccetto che fu autore di numerosi lavori teatrali oggi conservati in alcune biblioteche italiane11.
Triangolando questi dati con quelli precedenti messi in luce, risulta plausibile che il “Michele Carulli napoletano”, autore dei due libretti, possa essere identificato proprio nel Michele Carulli padre di Ferdinando. Sappiamo, infatti, per certo - come riferisce la fonte prima citata - che egli fu a Torino per svolgere incarichi statali per conto del Regno di Napoli, inoltre, la data del 1750 della messa in scena dei due lavori è pienamente compatibile con le vicende biografiche prima narrate.
La presenza, poi, apposta sul frontespizio dell'aggettivo “napoletano”, circoscrive sempre più l'identificazione dell'autore di questi libretti proprio con Michele Carulli, padre del musicista. Anche la presenza in uno dei due lavori (La creanza) del compositore romano, Lorenzo Bologna, potrebbe essere un ulteriore indizio a favore di questa identificazione. Michele Carulli - secondo quanto ancora riferito nella precedente fonte bibliografica - aveva avuto incarichi di lavoro anche a Roma e lì avrebbe potuto certamente fare la conoscenza del musicista, gettando così le basi per la futura collaborazione.
La possibilità che il padre di Ferdinando, Michele Carulli, sia lui l'autore dei testi dei due Intermezzi, ci consente di aggiungere, quindi, dei nuovi elementi per comprendere meglio gli umori e le dinamiche familiari vissute dal giovane chitarrista.
Da quanto ricavato, emerge, infatti, fortemente che nella casa del giovane compositore si doveva respirare un clima culturale fervido e vivace, che univa alla passione letteraria anche quella per la musica, grazie alle possibili esperienze maturate dal padre nell'ambito proprio del teatro musicale. Convivevano, poi - come visto - certamente simpatie nei confronti della Francia e dei suoi ideali illuministi, inoltre, doveva regnare anche una buona conoscenza della lingua francese, parlata correntemente dal padre grazie anche al suo soggiorno a Lione.
Se così fosse, il giovane Ferdinando sarebbe stato, quindi, naturalmente instradato in casa verso simpatie nei confronti della Francia (non dimentichiamo che egli sposò per l'appunto una francese), e, forse, le conoscenze e le amicizie regresse maturate dal padre nel suo soggiorno oltralpe gli servirono anche come viatico per il suo futuro trasferimento a Parigi.
È possibile ancora fare un'altra considerazione a margine: se le opere letterarie rimanenti di Michele Carulli – come riportato nella fonte citata - erano nel 1844 in mano a dei suoi pronipoti, quest'ultimi non potevano essere certo suoi discendenti diretti da parte di Ferdinando, in quanto a quell'epoca un suo eventuale pronipote (figlio del nipote Gustavo) sarebbe stato certamente troppo piccolo di età per assurgere ad un tale compito (ricordiamo che Gustavo era nato nel 1801).
Si pone quindi la questione se Ferdinando abbia avuto altri fratelli, a cui poter ricondurre i citati pronipoti di Michele custodi del lascito dell'avo. Se riflettiamo, Michele ha avuto Ferdinando in un'età certamente avanzata per l'epoca (ricordiamo che in celebre chitarrista nacque nel 1770, quando il padre - nato nel 1717 - aveva 53 anni), quindi, si può anche azzardare l'ipotesi di una reale esistenza di altri fratelli, nati in precedenza rispetto il compositore. Sappiamo che nella Biblioteca del Conservatorio “Verdi” di Milano è conservata una partitura, Pastorale, attribuita ad un certo Raffaele Carulli, chitarrista citato pure in un'altra fonte12. Se non si trattasse di una storpiatura del nome di Ferdinando, potrebbe Raffaele Carulli essere un fratello o anche un parente stretto (cugino?) del compositore? Ricordiamo anche la presenza su molti manoscritti di un autore dal nome Carullo.
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NOTE
7 Mario Torta, Op. cit.
8 Mario Torta, Op. cit.; Romolo Calandruccio, La didattica di Ferdinando Carulli, Op. cit.
9 Mario Torta, Op. cit.
10 Michele Garruba, Serie critica de' sacri pastori baresi corretta, accresciuta ed illustrata, Bari, Tipografia Fratelli Cannone, 1844
11 I Due fratelli burlati, Intermezzo per musica da rappresentarsi in Torino nel Teatro di S. A. S. il signor principe di Carignano, In Torino: Nella stamperia di G.B. Cafasso e Figlio,1750; La Creanza, intermezzo per musica, da rappresentarsi in Torino nel Teatro di S.A.S. il signor Principe di Carignano / [La poesia è del signor Michele Carulli napoletano; La musica è del sig. Lorenzo Bologna romano], In Torino: Nella Stamperia di G. B. Cafasso e Figlio, 1750; entrambi in portale www.internetculturale.it
12 Marco Bertazzi, Op. cit.
Frontespizio di: Giuseppe Carulli - Elogio del Marchese Giuseppe Andreassi (Napoli, 1757)
Pagina interna di: Giuseppe Carulli - Elogio del Marchese Giuseppe Andreassi (Napoli, 1757)
Frontespizio dell'Intermezzo per Musica “I due Fratelli Burlati”, testo di Michele Carulli (Torino, Teatro del Principe di Carignano, 1750)
Pagina interna dell'Intermezzo per Musica “I due Fratelli Burlati”, testo di Michele Carulli (Torino, Teatro del Principe di Carignano, 1750)
Manoscritto di una sonata inedita per chitarra con violino obbligato, attribuita in intestazione al “Sig. Carullo, Napolitano” (inizi '800, coll. privata)