Coordinatori: P.Viti - L.Matarazzo
di Piero Viti
Riteniamo però che in questo caso si tratti certamente di una storpiatura del cognome Carulli e quindi ci si riferisca ad opere sempre di Ferdinando Carulli. Tornando, ora, al ragionamento su eventuali altri fratelli del compositore, l'età avanzata di Michele al momento della nascita di Ferdinando potrebbe anche suggerire un'altra ipotesi plausibile: il compositore potrebbe essere nato da seconde nozze del padre. Se ciò fosse vero, dagli eventuali primi figli (nati da un ipotetico primo matrimonio e quindi parecchio più grandi del compositore) potrebbero essere discesi i citati pronipoti di Michele. Tutte queste, pur se affascinanti, sono, naturalmente, solo ipotesi di lavoro.
Di certo ulteriori studi più mirati potranno confermare o disattendere queste supposizioni, anche perché il termine un po' ambiguo di “pronipote”, utilizzato nella fonte bibliografica, potrebbe riferirsi anche a discendenti da parte di altri fratelli o sorelle di Michele Carulli non noti al momento (in questo caso Michele Carulli sarebbe stato un loro prozio).
Un'ultima considerazione riguarda l'identificazione della madre del compositore, Patrizia Federici, della quale mancano del tutto notizie bibliografiche. Una ricerca preliminare da me svolta ultimamente ha permesso di riconoscere alcuni esponenti di famiglie Federici certamente presenti a Napoli all'epoca, per i quali si possono ragionevolmente fare delle ipotesi su possibili parentele, tutte poi da confermare con ulteriori studi più mirati.
Ricordando che il tenore della famiglia Carulli certamente imponeva l'appartenenza della moglie di Michele ad una famiglia di pari dignità, uno dei possibili candidati ad una presunta parentela con Patrizia Federici potrebbe essere il generale dell'esercito borbonico Francesco Federici13. Nato nel 1739, figlio secondogenito di Emanuele Federici, Marchese di Pietrastornina, Francesco Federici fu un importante ufficiale dell'esercito Borbonico, passato poi dalla parte dei rivoluzionari filofrancesi durante l'effimera esperienza della Repubblica Partenopea e morto giustiziato nel 1799 dagli stessi Borbone, a seguito della feroce repressione seguita al ripristino della monarchia a Napoli.
Un altro possibile candidato a questa possibile parentela, anche per vicinanza culturale ai Carulli, potrebbe essere il letterato Andrea Federici, autore di alcuni scritti, tra cui una dotta dissertazione sulla Costituzione dell'Imperatore Zenone, pubblicata a Napoli nel 1770 con l'approvazione dello stesso Giovanni Giuseppe Carulli. Andrea Federici fu anche membro nel 1787 dell'Accademia d'Ercolano14.
Infine, si ha notizia della presenza a Napoli di una famiglia Federici proveniente da Giovinazzo, un paese nei pressi di Bari, cosa questa che rende ancora più plausibile il possibile legame con Patrizia Federici essendo i Carulli anche loro di origini pugliesi.
Tra gli esponenti di questa famiglia Federici si annoveravano in passato alcuni membri sempre appartenenti a classi sociali affini ai fratelli Carulli, tra cui un Francesco Federici, avvocato del Tribunale di Napoli e i suoi zii Giovan Battista e Girolamo Federici, valenti giureconsulti operanti tutti nella seconda metà del '6oo. Questa famiglia ebbe discendenti a Napoli certamente almeno fino ai primi decenni del '700, tra cui un celebre Canonico, Niccolò Federici15.
Il periodo livornese: nuovi dati
A cavallo tra la fine del '700 e gli inizi dell'800 Ferdinando Carulli lasciò Napoli per trasferirsi a Livorno:
in questa città è, infatti, custodito l'atto di battesimo del figlio Gustavo, nato nel 1801, nel quale si evince che il compositore era all'epoca coniugato con la francese Marie-Joséphine Boyer (figlia di Giuseppe Boyer)16. Nei precedenti studi si pensava che Carulli avesse sposato la Boyer a Napoli, intorno alla fine del '700, e avesse con lei abbandonato la città dopo il 1799, a seguito della caduta della Repubblica Napoletana filofrancese per non incappare nella violenta repressione seguita alla restaurazione del potere monarchico dei Borbone.
Non sappiamo quanto tempo Ferdinando Carulli soggiornò effettivamente a Livorno, si è solo ipotizzato, dalla presenza anche di alcuni manoscritti del compositore conservati nella Biblioteca Comunale della città, che tale soggiorno potesse essere stato ragionevolmente lungo. Fino al 1808/1809, data del definitivo trasferimento in Francia17, pochissimi sono, infatti, i dati certi sulle vicende toscane del musicista. È plausibile, anche, che per un certo periodo, prima della partenza per la Francia, Carulli abbia soggiornato in Italia del Nord, come testimoniato da alcuni lavori pubblicati per gli editori Ricordi e Monzino di Milano intorno agli anni 1807 e 1808. Al 1808/1809 risalirebbe, poi, la partenza dall'Italia per Parigi.
Queste, quindi le poche notizie biografiche riportate in letteratura che riguardano il periodo in Toscana del compositore18.
Grazie agli studi da me condotti su nuove fonti, anche in questo caso è stato, però, possibile ampliare le ricostruzioni con nuovi dati inediti.
In primo luogo, consultando una fonte non presa prima nella giusta considerazione, la Nuova teoria della musica ricavata dalla odierna pratica di Carlo Gervasoni (1812)19, è emersa una retrodatazione dell'arrivo a Livorno del compositore. Da tale fonte si ricava, infatti, che Carulli risiedeva a Livorno almeno già dal 1798, apprezzato come celebre maestro di chitarra. Lo conferma la notizia - riportata nella fonte citata - di un musicista amatoriale dell'epoca, tal Bernardo Damiani di Pontremoli, che nel 1798 si recò per l'appunto a Livorno per studiare la chitarra con Ferdinando Carulli. In città restò un anno intero e, grazie agli studi seguiti con il celebre musicista, divenne, poi, un abile accompagnatore sullo strumento.
Questa retrodatazione dell'arrivo di Carulli a Livorno, permette anche qui di formulare nuovi interessanti scenari biografici. A dire il vero solo il Bone, nel suo The Guitar and Mandoline20, aveva in passato indicato - non si sa basandosi su quali fonti - che la data del trasferimento di Carulli a Livorno era stata il 1797.
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NOTE
13 In “Dizionari biografici”, www.treccani.it
14 Andrea Federici, Dissertatio in qua lex 12. seu Zenonis imperatoris, Napoli, Ex Thypographia Orsiniana, 1770; Carlo Giuseppe Guglielmo Botta, Storia d'Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789, Parigi, Presso Baudry Librajo, 1832
15 Gio. Mario Crescimbeni, Notizie istoriche degli Arcadi morti. Tomo primo [-terzo], Roma, Nella Stamperia di Antonio de Rossi, 1720
16 Mario Torta, Op. cit.
17Mario T orta, Op. cit.
18 Altre notizie presenti in letteratura sulla biografia di Ferdinando Carulli sono contenute in: Philip J. Bone, The Guitar and Mandoline. Biographies of Celebrated Players and Composers, London, Schott, 1914; François-Joseph Fétis, Biographie Universelle des Musiciens, Parigi, 1860-1868; Marchese di Villarosa, Memorie dei Compositori di Musica del Regno di Napoli, Napoli, 1840; Joseph Zuth, Handbuch der Laute und Gitarre, Verlag der Zeitschrift Für Die Gitarre, Wien / Anton Goll, Wien – Wollzeile, 1926 (reprint Georg Olms Verlag, 2003)
19 Carlo Gervasoni, Nuova teoria della musica ricavata dalla odierna pratica, Parma, Stamperia Blanchon, 1812
20 Philip J. Bone, Op. cit.;
21 La chitarra a Napoli, in: Thomas Heck, Giuliani in Italia, Parte Prima, «Il Fronimo», ANNO II – N. 8, 1974; Lettera di Paganini a Germi del 7 gennaio 1824, in: Arturo Codignola, Paganini intimo, Genova, Municipio di Genova, 1935; Mario Torta, Op. cit.
Questa data sembra in effetti essere abbastanza ragionevole, in base anche ad altre valutazioni. In primo luogo il padre del compositore, Michele, era morto nel 1795. Può darsi che il compositore accudisse negli ultimi anni il suo anziano padre e la sua morte, forse, fu per lui uno dei principali sproni a lasciare Napoli. Ricordiamo, inoltre, che la chitarra a Napoli a quell'epoca non viveva un periodo felice, l'editoria era scarsa, pochi erano gli esecutori, per lo più dilettanti, mentre la musica operistica la faceva da padrona, lasciando quella strumentale in disparte21 e questo certamente era un altro elemento a sfavore per chi avesse auto ambizioni di voler vivere con questo strumento nella città. Anche le probabili simpatie filofrancesi del compositore e la certezza che solo a Parigi (città straripante di vita sociale e culturale, che attirava musicisti e artisti da ogni dove) ci sarebbe stato il giusto riconoscimento alla sua arte, avranno giocato un importante ruolo in questa scelta.
Alla morte del padre, infatti, niente faceva ancora presagire l'evolversi repubblicano di ispirazione francese che di lì a poco avrebbe travolto il Regno di Napoli, mentre già nel Centro e nel Nord dell'Italia si vivevano i primi fermenti napoleonici, legati alla Campagna Italiana svoltasi tra il 1796 e il 1797. L'instaurarsi in quei territori di prime repubbliche amministrate dai francesi, all'occhio del musicista potrebbe essere stato forse un primo richiamo verso mete intermedie più appetibili. Scartando il 1796, anno nel quale Livorno attraversò dei momenti convulsi, con una breve occupazione avutasi proprio da parte delle milizie napoleoniche, poi risolta da una sostanziale dichiarazione di neutralità da parte dello stato Toscano, che palesava di fatto un celato appoggio ai francesi, la data del 1797 sembra proprio essere stata la prima utile per l'arrivo di Carulli a Livorno. Perché, poi, la scelta proprio di Livorno? Si possono fare solo delle ipotesi.
Livorno, fiorente centro portuale toscano, godeva di una particolare legislazione che ne faceva un porto franco, meta ambita di mercanti e banchieri di tutto il mondo che ivi risiedevano in una comunità multietnica molto vivace, ricca anche di iniziative culturali e unica nel suo genere in tutto il Mediterraneo (si ritrovavano insieme a fare affari, italiani, tedeschi, scandinavi, inglesi, francesi, spagnoli, turchi, greci, ebrei e cittadini di ogni dove).
Per Napoli, Livorno rappresentava, inoltre, un importante scalo portuale, sia commerciale, che civile, ed era un primo approdo utile per recarsi al Nord senza attraversare via terra, in maniera certamente più gravosa, lo Stato Pontificio. Per fare degli esempi: Domenico Cimarosa, nell'intraprendere nel 1787 il suo viaggio verso San Pietroburgo, dove avrebbe ricoperto l'incarico di Maestro di Cappella di Caterina II, scelse l'opzione di partire imbarcandosi da Napoli con la sua famiglia proprio per Livorno; inoltre, il generale borbonico Francesco Federici prima citato, quando nel 1794 si recò alla testa di un proprio battaglione napoletano in aiuto della coalizione antifrancese nel Nord Italia, lo fece anche lui imbarcandosi da Napoli per Livorno.
Questa città, inoltre, poteva rappresentare per il compositore, anche una meta musicale privilegiata, grazie alla particolare fioritura di attività artistiche che lì avevano luogo. A Livorno operavano, infatti, numerosi musicisti, tra cui la famiglia Gragnani, ben rappresentata da Filippo Gragnani, anche lui valente chitarrista, che certamente ebbe contatti in città con Carulli, confermati da un sodalizio ed un'amicizia tra i due che si prolungò anche successivamente a Parigi. Anche la musica teatrale era ben rappresentata, con l'Accademia degli Avvalorati che proponeva nel suo teatro i maggiori lavori sulle scene, inoltre la musica e in genere le arti trovavano grandi spazi nei salotti cittadini.
Giunto a Livorno, Carulli dovette godere subito di una grande popolarità, forse anticipata da echi che provenivano dalla sua patria. Fu così che certamente ebbe la possibilità di frequentare da subito i salotti delle famiglie più influenti della città. Dato il carattere cosmopolita dei suoi ammiratori, molti dei quali certamente anche suoi allievi, il compositore ampliò certamente la sua rete internazionale di contatti, cosa che dovette tornargli utile anche per amplificare oltralpe la sua fama.
Una conferma di ciò viene da una partitura manoscritta inedita acquisita nella mia collezione, contenente due Sinfonie per chitarra sola di Carulli, la prima in La maggiore e la seconda in Re maggiore (quest'ultima mai segnalata prima nei cataloghi dell'autore). Le due partiture recano sul frontespizio la dicitura “chez Grabau”, ad indicare l'originaria provenienza dalla collezione privata del mercante tedesco Carl Grabau.
Veduta di Livorno da una stampa d'epoca
Duetto Per Violino e Chitarra del Sig. Ferdinando Carulli – prima pagina parte di chitarra (inedito del periodo italiano)
Frontespizio del manoscritto delle Sinfonie in La Magg. e Re Magg. In alto a sinistra la sigla “Chez Grabau”
Prima pagina della Sinfonia in La Magg. nel manoscritto livornese Grabau (corrisponde alla Ouverture N.1 per chitarra sola Op. 6[a] pubblicata in seguito a Parigi nel 1809)
Prima pagina della Sinfonia in Re Magg. nel manoscritto livornese Grabau (Opera inedita non presente nel catalogo di Carulli)