di Flavio Cucchi
Incoraggiato dalle parole di Ruggero Chiesa ho iniziato così a prepararmi per il concorso di Alessandria, cosa che mi ha costretto a studiare velocemente il velenoso Studio n.2 di Villa Lobos (pezzo obbligatorio per le semifinali) che fino ad allora avevo accuratamente evitato.
Il pezzo non è molto agevole chitarristicamente, ma ho poi scoperto che usando un po' di fantasia nel diteggiare sia la destra che la sinistra e nel posizionare le legature in modo intelligente si può riuscire a farlo scorrere con sufficiente fluidità.
Non so se il ”Concorso Pittaluga” di Alessandria sia davvero il più antico concorso di chitarra classica del mondo come dicono, ma certamente era ed è tuttora un concorso dei più importanti, da cui sono usciti molti grandi nomi: nei due anni precedenti all'edizione 1979 di cui sto parlando erano usciti vincitori chitarristi del calibro di Yamashita e Grondona e ancora prima tra i premiati c'erano stati Colonna, Cotsiolis, Fierens e altri che sarebbero diventati famosi.
Il Concorso di Alessandria
Eccomi dunque ad Alessandria.
Affitto una stanza in una pensione squalliduccia e mi preparo per le prove.
Passo le eliminatorie e mi ritrovo in finale.
Me ne stavo in camerino aspettando il mio turno insieme ad un altro finalista francese.
Eravamo entrambi un po' nervosi ed io, giusto per rompere il ghiaccio, sapendo che nella scuola francese di Lagoya si usava la parte destra dell'unghia, gli ho chiesto in che modo suonasse la chitarra.
Senza guardarmi ha sibilato: “con le mani.”
Questo è stato il mio primo incontro con Roland Dyens.
Di Petrassi in seguito ho eseguito tutta la musica che ha scritto in cui c'è una chitarra. (Nunc, Suoni notturni, la parte di chitarra nel Concerto per flauto, la Seconda Serenata - Trio per arpa, chitarra e mandolino, il Grand Septuor, Alias per chitarra e clavicembalo e infine la Sestina l'Autunno, di cui ho avuto l'onore di fare la prima esecuzione mondiale.
Mi piaceva suonare la musica di Petrassi: sentivo che scaturiva dall'immaginazione del compositore e non era ingabbiata in rigorose strutture preordinate come nelle avanguardie europee, né affidata al caso come nelle avanguardie americane, e questo lasciava spazio all'interprete, cosa rara nella musica d'avanguardia che spesso, per sua natura, relega lo strumentista a ruolo di “tecnico specializzato” . (Ho detto spesso, non sempre).
Il Concorso di Gargnano
Reduce dai due successi di fila, molto carico e sicuro di me, mi sono iscritto al successivo Concorso di Gargnano del 1980 con la sana intenzione di vincerlo.
Correva voce che avrebbe partecipato un nuovo fenomeno americano, un certo Eliot Fisk, ma la cosa non mi preoccupava.
In quella edizione il livello era molto alto, e diversi partecipanti avrebbero avuto in seguito una buona carriera come Shinichi Fukuda, Wulfin Liske, Minoru Inagaki e altri.
La prima eliminatoria prevedeva pezzi dell' 800.
Eliot in quel repertorio non mi ha fatto una particolare impressione: giudicavo il suo suono un po' legnoso e il suo fraseggio discutibile, quindi sono arrivato alla semifinale ancora convinto di vincere.
In semifinale però è successo un fatto straordinario: Eliot ha eseguito la sua trascrizione del 24° Capriccio di Paganini in maniera assolutamente spettacolare!
Nel 1980 NESSUNO poteva suonare un pezzo virtuosistico del genere in quel modo.
Lo slancio, la furia, l'invenzione erano tali da creare un impatto emotivo enorme, probabilmente simile a quello che creava ai suoi tempi lo stesso Paganini, basti leggere le cronache dell'epoca.
Niente a che vedere con la pur impeccabile esecuzione dei bravissimi chitarristi della nuova generazione, cinesi e non, che privilegiano la precisione e l'uniformità sonora sulla fantasia e l'intensità.
Ricordo ancora una volta ai giovani lettori che nel 1980 Internet e YT non esistevano e le possibilità di ascoltare un chitarrista eccellente erano pochissime e potevano verificarsi esclusivamente dal vivo!…i dischi li incidevano solo le star con tanto di contratto discografico come Segovia, Yepes, Bream, Williams, Parkening, Ghiglia e pochi altri.
Tornando a Fisk, a parte la forte individualità, Eliot aveva dalla sua due mani enormi ed elastiche (Il suo 4° dito è lungo quanto il mio 2°!) unite all'intelligenza per sfruttarle al massimo inventandosi diteggiature originali e “campanelle” impossibili da realizzare per una persona con le mani appena normali.
In più all'epoca era giovane e si buttava come solo i giovani possono fare.
Insomma: l'impressione che mi aveva fatto è stata enorme, tanto è vero che la notte di quella giornata indimenticabile non riuscivo a prendere sonno e nella testa mi giravano non tanto le note di Paganini quanto l'energia che le sosteneva.
Quel concorso, come previsto, lo vinse Eliot e mi dovetti accontentare del secondo premio.
Il terzo premio andò al bravo chitarrista giapponese Minoru Inagaki
Ecco una foto scattata a Gargnano subito dopo il concorso
Come saprete Roland Dyens ci ha lasciato improvvisamente nel 2017 a soli 61 anni e mi fa piacere aver avuto l'occasione di incontrarlo in modo amichevole e di non doverlo ricordare solo per quella piccola scortesia al concorso di Alessandria.
Ho sempre ammirato l'arte di Dyens, la sua personalità musicale, la sua creatività come compositore, la sua apertura mentale e la sua bravura strumentale ma non ho mai suonato i suoi pezzi, anche se li ho fatti suonare dai miei allievi.
Quando leggo un pezzo nuovo decido di metterlo in repertorio solo se “sento” che lo posso dire a modo mio, che posso aggiungere qualcosa di mio che valga la pena di ascoltare.
Quando mi sembra che una musica, anche se bella e ben scritta, si possa suonare in un modo solo, la ascolto volentieri ma non sono invogliato a lavorarci sopra.
In ogni caso alcune delle composizioni di Dyens hanno avuto un grande successo e vengono eseguite in tutto il mondo, specialmente il suo divertente Tango en Skai, le Trois Saudades e l'intensa Libra Sonatina.
Il Concorso di Musica Contemporanea di Lecce
Il fatto di vincere al primo tentativo un secondo premio importante mi ha ringalluzzito, così mi sono iscritto subito a un altro concorso: quello di musica contemporanea di Lecce, che era nazionale ma prestigioso in quanto presieduto da Goffredo Petrassi.
La scuola di Alvaro Company con la sua visione moderna e coloristica dello strumento mi aveva abituato a controllare le sfumature timbriche e dinamiche, ad usare diversi effetti percussivi e mi aveva familiarizzato con linguaggi non tonali.
Questo mi dava un certo vantaggio rispetto ad altri chitarristi nell'interpretare il repertorio contemporaneo e infatti questa volta ho vinto il primo premio.
Qui si vede Goffredo Petrassi che mi consegna il diploma e l'assegno.
e questa, scattata a Siena nel 2017, ben 37 anni dopo!
Dopo quel concorso siamo diventati buoni amici e quando era a Firenze passavamo nottate a suonare la chitarra in casa di amici musicofili.
Eliot aveva un repertorio sconfinato: suonava tutti i 24 Capricci di Paganini, tutta la musica di Villa Lobos, tutta la musica per liuto di Bach…una sera aveva cominciato a suonare le Sonate di Scarlatti e ho temuto che ce le suonasse tutte 555!!! Del resto aveva studiato a Yale con Ralph Kirkpatrick (per chi non lo sapesse, la K che sta davanti ai numeri di opera di Scarlatti sta per Kirkpatrick…)
Fisk era un fuoriclasse e come tutti quelli della sua categoria aveva delle caratteristiche uniche che lo rendevano difficilmente paragonabile, nel bene e nel male, a qualsiasi chitarrista “normale”.
Oltre a tutto parlava sei lingue, leggeva a prima vista anche in 2 chiavi, ed era divertente.
In quegli anni ci siamo visti spesso e abbiamo fatto anche un disco insieme in Germania.
(continua)
Quel concorso è stato poi vinto dal tedesco Jurgen Shollmann che non ho mai più rivisto.
Io mi sono piazzato secondo e Dyens, (con un pizzico di schadenfreude da parte mia) terzo.
Ripensandoci posso capire che in quel momento delicato Roland si volesse concentrare e non avesse voglia di parlare… comunque sia, anche se a volte siamo stati in cartellone negli stessi festival in USA, non ci siamo più rivisti fino al 2014 (35 anni dopo!) quando è venuto a Livorno a tenere un corso a cui hanno partecipato alcuni dei miei allievi (allora insegnavo al conservatorio “Mascagni”).
Questa volta per fortuna abbiamo avuto un incontro cordiale.
Poi nel giugno del 2015 ci siamo rivisti a Bangkok per l'Asia Int. Festival e abbiamo passato un po' di tempo assieme fra un concerto e l'altro.
Eccoci a Bangkok a cena insieme ad altri musicisti del festival.
Questi 3 concorsi, tutti nel giro di un anno, sono stati gli unici che abbia mai fatto.
Come ho già detto, all'epoca i concorsi erano scarsi e davano quindi molta visibilità.
Ho cominciato subito ad essere invitato a suonare in tutta Italia, la mia attività solistica e cameristica è decollata improvvisamente e non mi è venuto in mente neanche per un attimo di farne un altro…