di Flavio Cucchi
Nei primi anni '80 ho sperimentato un crescendo di esperienze artistiche e professionali di prima classe.
In un breve lasso di tempo ho suonato 2 volte alla Scala di Milano, ho collaborato con il celebre attore Carmelo Bene, tenendo con lui un recital davanti a 4000 persone,
Era stato il pupillo di Leonard Bernstein e voglio riportare qui un aneddoto che lo riguarda così come me lo ha raccontato Piero.
Quando era poco più che studente, Piero aveva vinto una borsa di studio che gli avrebbe permesso di studiare con Bernstein negli Stati Uniti.
sono stato in TV su RAI1, ho fatto concerti per chitarra e orchestra in grandi teatri italiani, ho eseguito la prima mondiale di un brano di Petrassi con musicisti del calibro di Meunier, Petracchi, Bennici ecc., ho fatto una tournee in Europa con l'Ensemble Garbarino e ho tenuto recital in importanti festival cameristici in giro per l'Italia.
Tutto questo, nel giro di un paio di anni e apparentemente senza nessuno sforzo da parte mia.
Non facevo niente, le cose “accadevano”.
Mi ero convinto di essere davvero un fuoriclasse e che in fondo tutto questo era naturale.
Ora so che in realtà le cose non vanno mai da sole e a volte si fanno le cose giuste senza rendersene conto, ma ho anche capito che il sentirmi sicuro di me ha avuto un certo peso: in fondo se uno dubita del proprio valore come può inserirsi con successo in un ambiente competitivo come quello artistico?
Comunque sia, quello che facevo di giusto e che ha creato questa specie di reazione a catena, è stato frequentare alcune persone che mi hanno voluto aprire delle porte importanti.
Una di queste è stata senz'altro un grande direttore d'orchestra:
Piero Bellugi
Piero è stato un grande musicista e una persona decisamente fuori dal comune.
Era molto socievole e nella bella stagione, quando non era in tournée, riceveva spesso gli amici a “La Casina”, la sua bellissima casa colonica ristrutturata nel cuore del Chianti, uno spazio pieno di vita e di oggetti che venivano da tutto il mondo.
Piero era molto anticonformista, amava la musica di avanguardia e la modernità e forse per questo gli ero simpatico.
Lo andavo a trovare spesso e spesso mi invitava a suonare con lui: negli anni abbiamo eseguito insieme il Concerto di Villa Lobos, la Fantasia para un Gentilhombre di Rodrigo, il Concerto op. 30 di Giuliani e anche In Nocte Secunda di Carlo Prosperi.
Mi invitava anche per esperienze fuori dall'ordinario, come improvvisare il basso continuo in musiche di Haendel e nel commovente Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi.
davanti allo stesso Goffredo Petrassi.
Ricordo che dopo il concerto il Maestro si è avvicinato a me e mi ha detto: “lei è un chitarrista che non si nasconde dietro lo strumento”
Sarà stato un complimento? Mah, speriamo…a me sembrava soddisfatto…
Dei vari concerti che ho fatto in giro per l'Europa con L'Ensemble Garbarino ricordo in particolare quello tenuto a Stoccolma per un episodio singolare:
Quella sera non mi sentivo bene, avevo la febbre e a un certo punto, mentre suonavamo il Grand Septuor ho urtato il leggio e la musica si è sparsa sul pavimento.
Io non mi potevo fermare per raccoglierla e ho scoperto che, avendo già suonato il pezzo diverse volte, riuscivo a farlo a memoria! Malgrado la musica fosse frammentaria, non tonale, dissonante,
(continua)
ho suonato insieme al grande soprano inglese Dorothy Dorow, a Roma, Venezia, Firenze ecc.
quando la tromba faceva una frase io sapevo che dovevo farne un'altra, quando la percussione faceva un certo disegno io intervenivo con una serie di accordi…insomma le mie mani si ricordavano benissimo tutta la sequenza di episodi sonori e li facevano da sole mentre io stavo stupito a guardare.
Questo è davvero curioso considerando che molti anni dopo mi è successa la stessa cosa con il tonalissimo quintetto di Boccherini (La Ritirata di Madrid) e mi sono ritrovato impacciato a improvvisare sugli accordi…
Comunque questa esperienza con Garbarino mi è servita molto per affrontare un pezzo davvero complesso che ho suonato al Teatro alla Scala sempre nel 1980:
Le Marteau sans Maitre di Pierre Boulez
Questa occasione mi è stata offerta dal maestro Alvaro Company che, avendo smesso di suonare, mi aveva chiesto di sostituirlo.
Mi è capitato più volte di trovarmi seduto alla grande tavola in legno di ulivo che teneva sotto il loggiato, insieme a grandi personaggi della cultura e dell'arte.
E' lì che ho incontrato Carmelo Bene, che in quel periodo faceva il Manfred di Schumann diretto da Piero al Comunale di Firenze, e sempre alla Casina ho conosciuto il grande soprano Dorothy Dorow di cui parlerò in seguito.
Piero era pieno di vitalità, amava i piaceri della vita ed era molto spiritoso.
Qui insieme a cena a casa di amici
Arrivato in America si era reso conto che la borsa copriva solamente il corso e che lui non si poteva permettere di mantenersi per la sua permanenza negli States.
Aveva annunciato quindi il suo ritiro ma quando stava per partire si è trovato in camera un assegno firmato da Bernstein stesso che copriva tutte le sue spese di vitto e alloggio!
La sua carriera è così decollata e dopo alcuni anni si è presentato dal Maestro per restituirgli il danaro.
Bernstein ha rifiutato dicendo: “Non mi devi niente, devi questa somma a un tuo allievo…”
Bello, non è vero?
Piero non si è dimenticato di quel gesto ed è sempre stato generoso con i giovani musicisti.
Negli ultimi anni ci siamo persi di vista ma per fortuna mi è capitato di incontrarlo casualmente a Firenze durante una serata al Lyceum nel 2012.
Quando l'ho visto mi è venuto l'istinto di andare da lui e ringraziarlo per tutto l'aiuto che mi aveva dato quando ero giovane.
Sono davvero felice di averlo fatto…non lo sapevo ma quella era la mia ultima occasione: dopo pochi mesi ci ha lasciato.
Giuseppe Garbarino
Un'altra persona che devo ringraziare è il celebre clarinettista, direttore e compositore Giuseppe Garbarino.
Nel 1972 aveva fondato un Ensemble dedicato alla musica contemporanea che aveva una attività internazionale di alto livello.
Era legato a Goffredo Petrassi, di cui aveva spesso eseguito il repertorio cameristico, sia in veste di clarinettista che di direttore.
Nel 1980 mi aveva contattato, forse su consiglio di Oscar Ghiglia, per l'esecuzione del Grand Septuor di Petrassi ed io, interessato ai nuovi linguaggi, avevo accettato volentieri.
La collaborazione con Garbarino è poi durata alcuni anni e mi ha permesso di eseguire, all'interno dei concerti dell'Ensemble, tutto il repertorio Cameristico di Petrassi più diverse opere di altri autori contemporanei.
Un'esperienza davvero preziosa che mi ha insegnato a leggere partiture complesse e sentirmi a mio agio suonando negli organici più disparati, come in duo con clavicembalo (Alias), con arpa e mandolino (Serenata Trio), con clarinetto, violino, violoncello, tromba, trombone e percussione (Grand Septuor) ecc.
All'Aquila, all'interno di una di queste manifestazioni, ho avuto il piacere di eseguire Nunc, per chitarra sola,
L'incarico mi era stato dato a ridosso del concerto e quando ho visto la partitura mi sono sentito male.
Dal punto di vista strumentale non era difficile ma ritmicamente era davvero intricata!
Ogni nota aveva una diversa indicazione dinamica, ogni battuta cambiava metro, all'interno di ogni singola battuta c'erano tutti gruppi irregolari…e in più cambiava spesso indicazione di metronomo!
L'idea di dover suonare quelle pagine senza perdermi, alla Scala!, con musicisti espertissimi (Gli Strumentisti del Teatro alla Scala) mi faceva perdere il sonno.
Per fortuna dirigeva il giovane ma bravissimo Donato Renzetti, che aveva un gesto chiarissimo e dopo la prima prova ho cominciato a respirare.
Il concerto è andato bene e da lì in poi ho accettato parti complicate e ho partecipato senza patemi d'animo a diverse prime esecuzioni o concerti di musica contemporanea alla Fenice di Venezia, al Comunale di Firenze al Regio di Torino ecc.